ArcelorMittal, l’appello di Confindustria al governo: «Rimettete subito lo scudo penale»
Se tra i partiti politici gli esponenti sono divisi tra chi spinge per la reintroduzione dello scudo penale per fermare la partenza da Taranto di ArcelorMittal e chi invece è deciso per il no all’immunità, un messaggio deciso arriva dai rappresentanti del mondo industriale.
«Bisogna rimettere immediatamente lo scudo penale, perché senza quello non c’è commissario né privato che venga a firmare alcunché». È l’appello al governo del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.
Secondo Boccia, senza scudo nessuno investirebbe nel Paese con il rischio «di essere arrestato». «Il governo rimetta lo scudo, convochi l’azienda e apra un confronto serrato a tutto campo nella salvaguardia dell’azienda e dell’occupazione», dice il presidente della Confederazione generale dell’industria italiana. E mette in guardia: «Sull’Ilva occorre una grande operazione di realismo e di buonsenso. I tempi sono stretti».
Intanto la battaglia tra colosso franco-indiano e governo si è spostata nelle aule dei Tribunali con la procura di Milano che ha aperto un fascicolo contro ignoti per verificare l’eventuale esistenza di ipotesi di reato nella fase conclusiva della gestione dell’impianto da parte dell’azienda e quella di Taranto, sul tavolo della quale è arrivato l’esposto dei commissari straordinari di Ilva: l’accusa è di sabotaggio all’economia nazionale.
L’azienda durante l’incontro al Mise con i sindacati ha ribadito che lo scudo penale rappresenta il nodo principale attorno a cui è maturata la decisione. Per molti, primo tra tutti Luigi Di Maio, quella dell’immunità è solo una scusa per spegnere gli altiforni dell’ex Ilva. Poi c’è anche chi pensa addirittura che quella di Mittal sia una strategia per far cadere il governo.
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