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Il Corriere scopre il caso Trenta: si è fatta dare stabilmente la casa ricevuta dalla Difesa quando era ministra

17 Novembre 2019 - 08:18 Redazione
Dubbi sia sul mantenimento della casa che sull'iter di assegnazione

Imbarazzo nel M5s per il caso dell’alloggio dell’ex ministra della Difesa. Elisabetta Trenta non ha restituito infatti l’appartamento affidatole nel centro di Roma per coprire il suo incarico a Palazzo Baracchini. Il Movimento, che della battaglia contro i privilegi della politica ha fatto una delle sue ragioni fondanti, adesso si trova a dover rispondere di un caso alquanto strano. E le stranezze riguardano sia il mantenimento dell’alloggio che l’iter per l’assegnazione.

L’antefatto

L’ex ministra Trenta ha un marito, Claudio Passarelli, maggiore dell’Esercito. Entrambi hanno una casa di proprietà nella Capitale: quartiere Pigneto. La prassi vuole che quando un ministro, già proprietario di un immobile a Roma, assume l’incarico in un dicastero, i militari mettono in sicurezza la casa, si assicurano che gli standard di protezione siano funzionanti e la vita domestica prosegue più o meno come prima dell’investitura dal Capo dello Stato.

Ecco, quando a giugno 2018 Lega e M5s hanno dato vita al primo governo Conte, Elisabetta Trenta, nominata ministra della Difesa, fa comunque richiesta di una nuova residenza. Lei è il marito si trasferiscono in un appartamento vicino a piazza San Giovanni in Laterano. Chi l’ha visto – scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere – ha detto che si tratta di un appartamento al secondo piano, molto ampio e di “alta rappresentanza”.

Iniziano i problemi

Il primo aggiramento dei regolamenti ministeriali potrebbe essere avvenuto – sono ancora da verificare gli estremi del caso – perché la coppia era già proprietaria di un appartamento al Pigneto, e quindi non aveva diritto a una nuova assegnazione. Trenta e consorte si trasferiscono nella nuova casa assegnata dal ministero: secondo la scala di valutazione utilizzata per classificare gli alloggi pubblici, l’appartamento di San Giovanni è di “livello 1”, il più prestigioso.

È qui inizia un secondo problema: come mai Trenta vive ancora nella casa che le è stata data per coprire il suo mandato al ministero della Difesa, benché ministra non lo sia più ormai da un po’ di mesi? Perché, al momento della concessione, Trenta è riuscita a far assegnare l’appartamento di pregio al marito, Claudio Passarelli. Quindi lei, che adesso non ricopre più un ruolo pubblico, non risulta beneficiaria di alcuna residenza del demanio. L’iter di assegnazione, adesso, è sotto la lente del V reparto dello Stato Maggiore dell’esercito.

In sintesi

Le criticità riguardano due punti del regolamento del ministero della Difesa in materia di assegnazione degli alloggi. Primo, il marito di Trenta, con il grado di capitano maggiore, non ha diritto di ricevere un appartamento di “primo livello”, soluzione che spetta a ruoli molto più alti del suo. Secondo, c’è da chiarire come la coppia sia potuta entrare in graduatoria, visto che tra i requisiti c’è quello di non avere un’altra abitazione nel Comune dove si risiede per svolgere il proprio incarico per la Difesa.

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