L’ex ministra Trenta replica al Corriere: «Anche mio marito ha diritto a quell’appartamento»
Perché Elisabetta Trenta continua a vivere nell’appartamento che le è stato assegnato quando era titolare del ministero della Difesa? E perché quella casa le è stata concessa, visto che ha un’abitazione di proprietà nella Capitale, nel quartiere Pigneto, e di solito l’assegnazione di un nuovo alloggio spetta a chi risiede fuori Roma?
Sono queste, in sintesi, le domande sollevate da Fiorenza Sarzanini sulle pagine del Corriere della Sera. Domande a cui è probabile che venga chiamata a rispondere la magistratura, come si ipotizza nell’articolo. Ma prima ancora della magistratura, a replicare è la stessa ministra sul suo profilo Facebook.
«Da ministro ho chiesto l’alloggio di servizio perché più vicino alla sede lavorativa, nonché per opportune esigenze di sicurezza e riservatezza.
L’alloggio è stato assegnato ad aprile 2019, seguendo l’opportuna e necessaria procedura amministrativa, esitata con un provvedimento formale di assegnazione da parte del competente ufficio», afferma l’ex ministra rivolgendosi direttamente a Sarzanini.
«Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento; termine ancora non scaduto (scadenza tre mesi dal giuramento del nuovo governo, vale a dire 5 dicembre 2019)», continua.
Trenta assicura che anche il marito ha diritto a quel tipo di appartamento, a differenza di quanto si afferma nell’articolo. «Come è noto, mio marito è ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato».
«Pertanto, avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione (a cui competono le spese di trasloco, ecc.), è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo la medesima procedura di cui sopra. Tanto per doverosa informazione», conclude l’ex ministra.
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