Venezia sott’acqua, il professor Carlo Giupponi: «Il Mose non salverà la città»
L’accelerazione dei cambiamenti climatici è così repentina, specie nell’ultimo decennio, che per quanto Venezia si sforzi di tenere sotto controllo la situazione – Mose compreso -, non sarà in grado di far fronte al processo in atto.
La tesi, presentata in un’intervista per Agi, è sostenuta dal professor Carlo Giupponi, docente di Economia dell’Ambiente all’Università di Venezia Ca’ Foscari e rettore della Venice international university di San Servolo. Professore esperto, inoltre, di Scienza e gestione dei cambiamenti climatici.
Giupponi spiega che, se un fenomeno di tale devastazione si verificasse un paio di volte nell’arco di mille anni, sarebbe comprensibile, ma il fatto che si sia ripetuto due volte in due anni – come la tempesta Vaia dell’ottobre 2018 che ha messo in ginocchio il Triveneto – è sintomatico di qualcosa che non possiamo controllare e che, a lungo andare, peggiorerà.
«Negli ultimi decenni l’acqua sale in media di 5,6 millimetri all’anno. Al fenomeno globale dell’aumento del livello del mare, a Venezia si aggiungono quei fenomeni naturali che riguardano solo la sua laguna e altri dovuti all’azione dell’uomo come gli scavi di canali e lo sfruttamento della falda di acqua», ha spiegato.
L’intervista affronta poi l’argomento diventato il tema principale del dibattito negli ultimi giorni, e cioè: il Mose, la barriera installata, e mai terminata, nella laguna per dividere le acque dell’Adriatico da Venezia in previsione di alte maree e allagamenti.
Sulla sua utilità, il professore nutre più di un dubbio: «È un progetto caratterizzato da rigidità; concepito in un’altra fase, ora difficilmente si adatta al cambiamento in corso», ha commentato. «E in particolare non tiene conto a sufficienza del fattore vento, quello che nelle ultime occasioni ha aumentato l’effetto dei fenomeni».
Giupponi tiene anche a sottolineare che «i lavori per la realizzazione dell’opera hanno a loro volta provocato un mutamento, sulle maree che interessano il Lido di Venezia».
La chiacchierata si chiude con una riflessione sul futuro climatico: «Tutti i grafici sui fenomeni economici, sociali e anche naturali, mostrano un’accelerazione negli ultimi decenni. In un contesto come questo, a voler essere pessimisti si hanno tutte le ragioni».
Per essere ottimisti, invece, secondo Giupponi ci vuole una maggiore consapevolezza e un’assunzione di responsabilità. «Ognuno può fare la sua parte. La scienza lancia gli allarmi, che normalmente la politica non ascolta perché gli orizzonti temporali degli scienziati sono troppo a lungo termine per interessare i politici che puntano alle prossime elezioni».
Il professore ha infine invitato a seguire e a interessarsi ai nuovi movimenti come Fridays for Future e «la tanto criticata Greta Thunberg».
In copertina: Il professor Carlo Giupponi | Credit: frame intervista video YouTube a cura di Ceberlin
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