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Hong Kong, lo scontro è durissimo: 154 arresti in due giorni. Cina: «Nessun compromesso con gli attivisti»

18 Novembre 2019 - 13:00 Redazione
All'alba gli agenti hanno fatto irruzione nel Politecnico dove si erano asserragliati circa 200 manifestanti: centinaia di ragazzi sono stati arrestati

Esplosioni, gas lacrimogeni, proiettili di gomma, 38 feriti di cui 5 gravi. Lo scontro tra la polizia e i manifestanti pro democrazia a Hong Kong è durissimo. Ma la Cina ha fatto sapere che non c’è margine per i compromessi con gli attivisti.

La linea dura di Pechino sta preoccupando le diplomazie internazionali: il governo tedesco, tramite la portavoce Ulrike Demmer, ha fatto sapere la Germania «fa appello perché si torni al dialogo – tra le parti – e con urgenza a una distensione del clima».

Anche gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno condannato la violenza nel territorio autonomo. «La Cina deve tutelare la libertà di Hong Kong», ha dichiarato un dirigente dell’amministrazione Trump fatta alla Reuters.

L’Unione europea «sta monitorando la situazione da vicino», ha affermato invece la portavoce del servizio di azione esterna dell’Ue, dicendosi fortemente preoccupata dalle ultime notizie, secondo cui «i medici che stavano portando assistenza agli studenti sono stati arrestati dalle autorità».

All’alba del 18 novembre, gli agenti hanno fatto irruzione nel Politecnico dove si erano asserragliati circa 200 manifestanti (secondo altre stime il numero totale va dai 100 ai mille). In due giorni, da venerdì a domenica, sono state arrestate 154 persone, tra cui 51 con ondoso pettorina che li identificavano come “stampa” o personale paramedico.

L’assedio al Politecnico va avanti e la polizia di Hong Kong ha più volte ordinato agli studenti di deporre le armi e di evacuare l’università. Il portavoce della polizia ha confermato che tutti gli studenti saranno arrestati perché «sospettati di rivolta».

Su Twitter l’attivista Joshua Wong, uno dei leader delle proteste, ha lanciato un nuovo appello di aiuto alla comunità internazionale chiedendo di agire per evitare un nuovo massacro come avvenne nel 1989 in Piazza Tiananmen. Tra le immagini degli scontri c’è anche un video che ritrae i genitori di alcuni degli studenti che implorano – senza successo – la polizia di Hong Kong di liberare i propri figli, da poco arrestati.

Il giallo sui fucili della polizia

Secondo la CNN, nell’area di Jordan sulla penisola di Kowloon squadre della polizia di Hong Kong sarebbero state avvistate con fucili d’assalto M4. Non è chiaro se sono caricate con proiettili non di gomma: sempre secondo l’emittente americana sulle armi non era presente il marchio di colore arancione che contrassegna le armi di potenza di fuoco inferiore a quella letale. Il canale social di Demosisto – la rete di attivisti pro-democrazia – riferisce invece dell’utilizzo di fucili semiautomatici SIG 516 da parte della polizia.

Nel frattempo, stando a un comunicato ufficiale diffuso alle 12 (orario locale) la polizia di Hong Kong ha rinnovato l’ordine di evacuazione, chiedendo a «tutti quelli all’interno dell’università del Politecnico di lasciare le armi e gli oggetti pericolosi, togliersi le maschere anti-gas e andarsene in maniera ordinata» attraverso il ponte sud di Cheong Wan Road.

Gli scontri nella notte

Nella notte più violenta dall’inizio della proteste per cercare di fermare il raid alcuni studenti hanno dato fuoco a uno degli ingressi del Politecnico. Intanto poliziotti lanciavano gas lacrimogeni fuori dalla struttura, mentre altri agenti entravano all’interno dove hanno bloccato i dimostranti, impedendo loro la fuga.

Secondo quanto emerge da un video postato on line le persone arrestate sono state ammanettate con cavi di plastica e fatte sedere faccia al muro a Golden Plaza.

Intanto i manifestanti al di fuori del campus sotto assedio stanno cominciando a riorganizzarsi: a Nathan Road, la via principale di Kowloon, alcuni gruppi sono comparsi per la strada per ripristinare i blocchi stradali, e nuove scene di tensione tra polizia e manifestanti sono state riprese sempre sul Kowloon, in quello che appare un tentativo di distrarre la polizia dall’assedio al PolyU.

Polizia smentisce raid

La polizia, in un comunicato diffuso online dall’amministrazione di Hong Kong ha smentito di aver condotto un raid al Politecnico, parlando di operazione di dispersione della folla e di arresti, ma la tensione rimane alta: diversi manifestanti all’interno del campus sarebbero sul punto di un crollo nervoso dopo un giorno di assedio, riportano i media locali, e il gruppo sarebbe spaccato tra chi si dice pronto a lasciare e chi è deciso a rimanere.

Alta Corte dà ragione ai manifestanti

Intanto l’Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto dell’uso delle maschere introdotto lo scorso mese dalla governatrice Carrie Lam. La sentenza stabilisce l’incompatibilità con la Costituzione locale ed è maturata a seguito del ricorso promosso da 24 parlamentari pan-democratici.

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