Piano b del governo per l’ex-Ilva. Il ministro Boccia: «Prestito ponte dallo Stato»
I fornitori bloccano la portineria con i mezzi pesanti. I sindacati si riuniscono nel consiglio di fabbrica. E intanto i retroscena parlano di un’azienda che sarebbe pronta a trattare, se lo scudo penale venisse riattivato.
Giornata importante a Taranto, una di quelle che potrebbero aiutare a capire quale sarà il futuro dell’ex-Ilva, la più grande acciaieria d’Europa. Ma c’è nuova possibilità, come ha illustrato Francesco Boccia (Pd), ministro degli Affari Regionali.
Il prestito ponte e il ritorno dell’Ilva sul mercato
«Amministrazione straordinaria, con un prestito ponte». Le parole di Francesco Boccia arrivano dalla trasmissione Circo Massimo, su Radio Capital e ipotizzano un piano b se la trattativa con ArcelorMittal dovesse fallire.
L’azienda quindi verrebbe nuovamente gestita da commissari. Nei piani del ministro questo passaggio servirebbe per rimettere l’ex-Ilva sul mercato, obiettivo che dovrebbe essere raggiunto entro un paio d’anni.
Il consiglio di fabbrica, con tutte le sigle sindacali
Intanto a Taranto si riunisce il consiglio di fabbrica. I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil verranno ricevuti alle 19.30 al Quirinale per affrontare direttamente con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella la crisi dell’Ilva e in generale le crisi industriali della penisola.
Obiettivo dei sindacati è anche capire come fermare la chiusura degli altoforni, un processo che ArcelorMittal ha già calendarizzato. Prima l’altoforno 2, verso la metà di dicembre, poi il 4 entro la fine del 2019 e infine, a metà gennaio, l’altoforno 1.
Il presidio dei fornitori
Intanto diversi mezzi pesanti si sono piazzati davanti alla portineria dello stabilimento: sono i fornitori dell’azienda che protestano per i crediti ancora non incassati.
Il presidio dovrebbe crescere nel corso della giornata. Secondo gli organizzatori è previsto l’arrivo di altri mezzi durante la giornata, anche da altre regioni.
I retroscena, ArcelorMittal sarebbe pronto a trattare
Secondo alcuni quotidiani, come la Repubblica e il Messaggero, ArcelorMittal non avrebbe intenzione di andarsene davvero dall’Italia. Anzi. Sarebbe disposta a trattare. La condizione necessaria a riportare i gestori del colosso dell’acciaio sarebbe solo una: lo scudo penale, quella protezione dai reati ambientali che era stata garantita loro dallo Stato prima di accettare l’acquisizione.
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