Caso Trenta, “doppia indagine” sull’alloggio dell’ex ministra che ora rischia l’espulsione dal M5s
Da un lato il fascicolo sul tavolo della procura militare, dall’altro la magistratura penale che sta indagando su tutti i militari che rimangono negli alloggi concessi dallo Stato anche dopo averne perso i requisiti, come potrebbe essere il caso di Elisabetta Trenta.
Si tratta di indagini conoscitive per verificare la correttezza dell’iter di assegnazione che nel caso di Elisabetta Trenta è doppio: prima la casa è stata assegnata a lei, poi al marito, come fa notare Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera.
Era stato lo stesso giornale milanese a sollevare il caso dell’alloggio di Trenta, ponendosi la questione perché l’ex ministra vivesse in un’abitazione della Difesa pur non ricoprendo più incarichi nel governo. «Ne ha diritto mio marito», era stata, in sintesi, la replica dell’ex ministra che non le ha risparmiato però dure critiche all’interno del Movimento 5 Stelle.
Trenta è entrata nella nuova casa da 180 metri quadri lo scorso aprile. A settembre, dopo la fine del primo governo Conte, suo marito è diventato aiutante di campo del generale Nicolò Falsaperna che la stessa ex ministra aveva fatto nominare un anno prima segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti.
Subito dopo aver ottenuto il nuovo incarico, il marito chiede l’assegnazione della casa dove abita con la moglie, ricevendo una risposta positiva. Ora sulla questione indaga la procura militare. Ma anche i pm romani, che su denuncia dello Stato Maggiore hanno in mano un elenco di abitazioni di chi ha ottenuto una casa per motivi di servizio e poi è rimasto nella stessa abitazione anche a mandato concluso, come potrebbe essere appunto il caso di Trenta.
Intanto, secondo voci interne al Movimento, se Trenta non lascerà l’alloggio rischia la denuncia ai probiviri e l’espulsione.
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