ArcelorMittal, la Procura milanese accelera sui tempi. E le aziende dell’indotto riprendono il blocco dell’attività
Il 19 novembre la Guardia di Finanza è entrata nello stabilimento di Taranto e negli uffici milanesi di ArcelorMittal, la compagnia franco-indiana che vuole recedere dal contratto con l’Ilva di Taranto. Adesso, la Procura di Milano che indaga su ArcelorMittal – oggi saranno ascoltati nuovi testimoni – punta a portare i primi esiti degli accertamenti nella causa civile con udienza fissata per il 27 novembre.
Il tribunale di Milano è intervenuto, dopo la richiesta dei commissari straordinari dell’Ilva, per evitare il blocco della produzione e lo spegnimento degli altiforni con messa in mobilitazione dei lavoratori dell’Ilva.
I pm indagano anche sull’acquisto a prezzi gonfiati di materie prime da una società brasiliana. Le ipotesi di reato sono due: false comunicazioni al mercato (aggiotaggio informativo) e distrazione di beni del fallimento.
Una delle ipotesi della Procura è che ArcelorMittal, visto l’aumento delle perdite dell’acciaieria, abbia creato ad arte la crisi della ex Ilva facendole perdere valore, eliminando così un concorrente o che, in alternativa, abbia semplicemente deciso con mesi di anticipo di non avere più interesse a tenere la ex Ilva.
Il blocco delle attività riprende domani
Confindustria Taranto ha dichiarato che «in assenza del saldo dei crediti riprenderanno con il blocco delle attività interne allo stabilimento a partire dalle 12 di domani», ovvero giovedì 21 novembre. Ha sottolineato anche che «non è stato ancora effettuato alcun pagamento da parte di ArcelorMittal Italia alle aziende dell’indotto neanche in minima percentuale».
Sono due le procure al lavoro (Milano e Taranto) sull’ex-Ilva per valutare la condotta dell’azienda e i presunti reati finanziari. ArcelorMittal aveva sospeso la procedura di spegnimento degli altiforni in attesa del pronunciamento del tribunale di Milano.
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