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Conti pignorabili per pagare le multe comunali? Dopo Conte, chiarisce anche il viceministro: «È una fake news»

20 Novembre 2019 - 22:21 Alessandro Parodi
Sul provvedimento era andato all'attacco Matteo Salvini: «Se entrano nel tuo conto corrente per pignorare, secondo me siamo all'Unione sovietica fiscale, lo stato di polizia fiscale»

Era scattato l’allarme sui possibili pignoramenti dei conti correnti da parte di comuni e le province. Soprattutto quelli relativi alle multe stradali. Il governo però, attraverso le parole del viceministro all’Economia, Antonio Misiani in serata smentisce categoricamente.

Scrive Misiani su Facebok che quella del «pignoramento dei conti per le multe non pagate» è una «bufala» perché «non è previsto e non ci sarà».

Per Misiani, il leader della Lega diffonde «l’ennesima fake news» perché «deve distrarre l’opinione pubblica da altre, imbarazzanti vicende che riguardano la Lega»

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Il più duro contro il nuovo provvedimento era stato proprio Matteo Salvini che, a margine della presentazione del libro di Bruno Vespa Perchè l’Italia diventò fascista, aveva dichiarato: «Se entrano nel tuo conto corrente per pignorare, secondo me siamo all’Unione sovietica fiscale, lo stato di polizia fiscale».

La norma relativa alle imposte è contenuta nella manovra e permetterà ai comuni, che avranno accesso ai dati dell’Anagrafe tributaria, di procedere ad azioni esecutive come il pignoramento di parte del conto corrente o dello stipendio o il fermo dell’auto per incassare le imposte locali e le entrate patrimoniali non pagate.

Sui comuni, che di fatto agirebbero come l’Agenzia delle Entrate, per arrivare con più velocità a pignorare una parte del conto corrente o dello stipendio a chi non paghi le tasse locali (al netto di quelle relative alle multe stradali), come l’Imu o quella sui rifiuti, il premier Conte ha rassicurato: «I cittadini non si devono preoccupare, non mi risulta».

La nuova norma rientra nel pacchetto di contrasto all’evasione. Viene stimato che si siano 19 i miliardi ancora non riscossi dagli enti locali. Fino ad oggi, i comuni prima di arrivare a un pignoramento dovevano compiere due passaggi: il primo era l’accertamento, con cui il debitore veniva sollecitato a pagare e veniva invitato a giustificare il ritardo. Nel caso in cui il debito non fosse saldato si metteva in moto la seconda fase, cioè l’emissione della cartella esattoriale.

La nuova norma sintetizza i due passaggi, accertamento e cartella, in una sola procedura. Entro tre mesi dalla notifica dei mancati pagamenti, quindi i Comuni potranno attivare le procedure di riscossione, che resteranno sospese per altri sei mesi per consentire agli interessati di mettersi in regola. Dalla notifica dei mancati pagamenti all’avvio della procedura forzosa di riscossione (fermo amministrativo, pignoramento o ipoteca, strumenti già in atto da tempo) passeranno in sostanza circa nove mesi.

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