Emilio e Roberto, i giovani ricercatori premiati da Facebook: «Grazie Italia per la formazione, ma ci costringi ad andare via»
Roberto Verdecchia ha 31 anni, è fiorentino. Emilio Cruciani è di Viterbo, ha 29 anni ed è il più giovane tra gli italiani che hanno ricevuto il premio. Entrambi sono dottorandi in informatica al Gssi (Gran Sasso Scienze Institute). Entrambi alzano la cornetta da Londra, sono lì perché il loro progetto ha vinto un concorso di Facebook.
Hanno partecipato in centinaia da tutto il mondo, lo scopo era creare programmi per migliorare il funzionamento dei pc e degli smartphone. Il loro rientra tra i 10 progetti migliori. In tutto sono 23 i vincitori, 10 di questi italiani: quasi tutti lavorano all’estero. Roberto e Emilio sono tra i pochi ad aver vinto partecipando dall’Italia, ma tutti e due stanno per partire.
Roberto ha una triennale in ingegneria informatica e un master in ingegneria del software ad Amsterdam. Emilio invece si è laureato all’Università Sapienza di Roma in ingegneria informatica, e poi ha scelto informatica anche alla magistrale con indirizzo big data. Hanno optato per il Gssi perché lo ritenevano un buon istituto per fare ricerca e sono fieri della formazione che hanno avuto.
«In Italia ci sono grandi professionisti, è un bellissimo ambiente dove formarsi, ma per completare la formazione e trovare lavoro sei quasi costretto di andare all’estero per una questione di contratti, opportunità, stipendio», dicono a Open.
Roberto ha sviluppato la passione per l’informatica giocando ai videogiochi: «Mi incuriosiva sapere come funzionassero». Emilio invece dice che lo affascina «comprendere il potere di calcolo di sistemi complessi apparentemente semplici come ad esempio colonie di formiche o sciami di lucciole».
Hanno partecipato al contest di Facebook per la prima volta e hanno vinto con un progetto che spiegano così: «In estrema sintesi si tratta di un programma che serve a capire se il testing dei software è problematico o meno. Cioè se nella fase in cui un software viene testato, il programma che lo deve testare è più o meno affidabile».
Da tre anni sono studenti di dottorato in informatica al Gssi, ora però il loro percorso è finito. Emilio andrà a Nizza, Roberto in Olanda. Entrambi hanno firmato contratti per un post dottorato e sono dispiaciuti di dover lasciare il proprio Paese: «Ci mancherà il cibo, il sole, la gente».
«Ma a un certo punto è come se fossi quasi costretto a partire, è più semplice trovare spazio per chi sogna una carriera accademica, i contratti sono più lunghi, gli stipendi più alti», concordano entrambi.
Per quanto riguarda i giovani non sconsigliano di intraprendere il percorso in ingegneria informatica, ma mettono in guardia i ragazzi. «È molto difficile, soprattutto affermarsi in ambito accademico, per chi vuole fare informatica meglio fermarsi prima del dottorato e cercare lavoro nelle aziende», dice Emilio. «Bisogna avere molta passione, essere pronti ad affrontare una lunga gavetta, pronti a spostarsi, ad adattarsi, non è facilissimo», aggiunge Roberto.
Numeri, software, Facebook, programmazione. Il loro sembra “il lavoro del futuro”. Ma loro, che sono abituati a vivere a pane e numeri, non la pensano così: «Nessun lavoro è del futuro, ma bisogna ingegnarsi per rendere del futuro il proprio lavoro. Non ci sono facoltà di Serie A o di serie B. In tutti i campi si possono pensare progetti innovativi, quello che manca e che dovrebbe esserci è invece un maggior investimento nella ricerca da parte della istituzioni».
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