Israele, Netanyahu incriminato per frode e corruzione. Il premier uscente: «Un golpe contro di me»
Il primo ministro uscente israeliano Benjamin Netanyahu è stato formalmente incriminato in tre indagini aperte da tempo a suo carico. Il procuratore generale israeliano Avichai Mendelblit aveva già annunciato di voler incriminare il premier per corruzione il 23 febbraio scorso. Nonostante la formalizzazione dell’accusa, non ci saranno ripercussioni nell’immediato. Secondo la legge israeliana, infatti, un primo ministro può essere rimosso dalle sue funzioni solo in caso di condanna, ed è probabile che i processi dureranno per mesi. Quelle che invece potranno manifestarsi sono le conseguenze politiche di questa decisione, in un momento in cui in Israele – nuovamente in difficoltà per la formazione del governo – potrebbe presto concretizzarsi una nuova chiamata alle urne, per la terza volta in un anno.
Le accuse a suo carico
Sono tre i casi che vedrebbero Netanyahu coinvolto in vicende di corruzione e frode. Il primo caso – il cosiddetto 4000 – riguarda la questione Bezeq, ovvero l’accusa che il premier abbia offerto tangenti a Shaul Elovitch, proprietario dell’azienda delle telecomunicazione Bezeq, in cambio di una copertura mediatica favorevole agli interessi del suo partito e della sua politica tramite il suo giornale Walla. Nel secondo caso – il cosiddetto caso 1000 – l’accusa è di frode e abuso di fiducia. Il primo ministro e la sua famiglia sono sospettati di aver ricevuto doni di lusso da persone facoltose, tra cui il produttore cinematografico israeliano Arnon Milchan, in cambio di favori politici. Nel terzo – il caso 2000 – il premier è accusato di aver ricercato un accordo con l’editore del quotidiano Yedioth Ahronoth per avere una copertura mediatica positiva in cambio di una legge che avrebbe limitato il giornale concorrente Israel Hayom.
Netanyahu: «Bisogna essere ciechi per non vedere che c’è qualcosa sotto»
«C’è un tentativo di ribaltamento di potere nei confronti del primo ministro», ha detto Netanyahu commentando le accuse del procuratore generale dello Stato Avichai Mandelblit. «Io ho molto rispetto per la magistratura – ha premesso – ma bisogna essere ciechi per non vedere che lì succede qualcosa di non buono». Netanyahu ha poi evidenziato che la decisione di Mandelblit è stata resa nota in un «momento politico delicato di Israele» e questo a suo avviso dimostra «quanto questo processo sia influenzato da ingerenze esterne».
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