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Omicidio Loris, la Cassazione conferma la condanna a 30 anni per la madre, Veronica Panarello

21 Novembre 2019 - 20:20 Fabio Giuffrida
lorys
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L'aver accusato il suocero «è stato l'ennesimo tentativo di manipolazione messo in campo dalla donna»

La Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Veronica Panarello, la giovane mamma accusata di aver ucciso il figlioletto di 8 anni, Loris Stival, occultandone poi il cadavere. L’omicidio risale al 29 novembre 2014 e avvenne nella casa di famiglia a Santa Croce Camerina (Ragusa).

Panarello strangolò suo figlio Loris con delle fascette da elettricista e nascose il suo corpo in un canalone a Santa Croce Camerina, nel Ragusano.

Lorys Stival

Cosa è successo

Veronica Panarello ha cambiato più volte versione dei fatti ma che non ha mai convinto i giudici. Prima ha denunciato la scomparsa del figlio, sostenendo che non fosse mai uscito da scuola, poi ha detto di essere totalmente estranea alla vicenda e infine ha confessato che sarebbe stato il suocero, Andrea Stival, a strangolare il figlio. Il motivo? Aveva scoperto la loro (presunta) relazione extraconiuguale. Dichiarazioni che, però, cozzano coi fatti e che non hanno mai trovato riscontri nelle indagini.

Per il procuratore generale della Cassazione «la chiamata in correità del suocero è stato l’ennesimo tentativo di manipolazione messo in campo dalla donna». In altre parole, il nonno di Lorys non c’entra nulla con l’omicidio: non ha mai avuto rapporti intimi con la nuora, non è mai stato nell’appartamento di Veronica Panarello quella mattina e dunque non ha mai ucciso il nipotino.

Davide Stival (marito di Veronica Panarello) e Andrea Stival (suocero)

Per il pg della Cassazione «la chiamata in correità del suocero è stato l’ennesimo tentativo si manipolazione messo in campo dalla donna».

Il “Grande Fratello” di Santa Croce Camerina

A incastrare Veronica Panarello, invece, ci hanno pensato le telecamere (sia pubbliche che private) di Santa Croce Camerina: una sorta di “grande fratello” che ha permesso alla Procura di Ragusa di ricostruire, in poco tempo, secondo dopo secondo, i movimenti della donna e, dunque, di smontare la sua tesi difensiva.

Foto in copertina: Orietta Scardino per Ansa

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