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Casapound, a processo in 28 per l’agguato al corteo di Bari. La procura: «Disegno criminoso giustificato da ideologia fascista»

22 Novembre 2019 - 12:10 Redazione
La manifestazione delle associazioni antifasciste baresi era nata dopo la visita di Salvini in città

La Procura di Bari ha citato in giudizio 33 persone: di queste, 28 appartengono agli ambienti di CasaPound. L’accusa è di aver riorganizzato il disciolto partito fascista e «per aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica».

Dieci dei 28 imputati di CasaPound, definiti “picchiatori”, che hanno preso parte all’aggressione con sfollagente, manubri da palestra, manganello telescopico, cinture, calci e pugni, rispondono anche del reato di concorso in lesioni aggravate.

Il procedimento nasce dall’aggressione del 21 settembre 2018 nel quartiere Libertà di Bari a manifestanti antifascisti che avevano partecipato ad un corteo organizzato dopo la visita in città dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Il processo avrà inizio al Tribunale di Bari il 23 marzo 2020. Saranno processati anche cinque manifestanti antifascisti, compagni delle vittime, accusati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale, perché dopo l’aggressione, «nel tentativo di sfondare il cordone dei militari», avrebbero minacciato e colpito con calci, pugni e spintoni poliziotti e carabinieri.

Cos’era accaduto

Il 21 settembre 2018 a Bari circa 300 persone si erano riunite in piazza per protestare contro le politiche messe in atto dal Governo. Alla manifestazione hanno aderito comitati e associazioni cittadine riunite nella rete «Mai con Salvini».

L’obiettivo era contrastare la visita ufficiale dell’allora ministro dell’Interno Salvini che però alla fine era stata anticipata al 13 settembre. Il corteo, sceso comunque in piazza, è partito da piazza Umberto e si è diretto a piazza Redentore attraversando le strade del rione Libertà.

I manifestanti sono rimasti vittime di un agguato provocato da alcuni militanti di CasaPound che si sono presentati alla manifestazione con cinghie e mazze. Dallo scontro ne sono uscite due vittime che hanno riportato ferite alla testa e al volto.

L’episodio di violenza metterà a confronto due versioni: i manifestati che diranno di essere stati sorpresi dagli aggressori alla sprovvista, come, appunto, in un agguato in piena regola.

Dall’altra parte, invece, i militanti del movimento di estrema destra diranno: «A Bari non c’è stata nessuna aggressione squadrista, ma un tentativo di assalto alla nostra sede da parte dei manifestanti anti-Salvini», dichiarando, dunque, di aver agito solo per legittima difesa.

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