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M5s nel caos, Grillo rassicura Di Maio. Ma cresce la fronda di chi “boccia” il capo politico

23 Novembre 2019 - 10:20 Redazione
Da Bonafede a Fico. Cresce il gruppo dei pentastellati che vuole ridiscutere la struttura del Movimento

Dopo il voto sulla piattaforma Rousseau, Luigi Di Maio è finito sul banco degli imputati. Sconfessato dal voto della base che non vuole una «pausa di riflessione» dalle regionali per il Movimento, ora il capo politico dei pentastellati è finito nella bufera.

E per scongiurare ulteriori cadute Beppe Grillo è arrivato a Roma dove ha incontrato il leader del Movimento: «Siamo d’accordo su tutto. Sono smentite le leggende metropolitane dei giorni scorsi», ha affermato Di Maio al termine dell’incontro con Grillo.

Momento di riflessione

Ma gli attacchi sono tanti. Il primo a lanciare un “J’accuse”, seppure velato, a Di Maio è il ministro della giustizia Alfonso Bonafede che in un’intervista al Fatto Quotidiano dice: «Non siamo un partito, e non dobbiamo puntare a diventarlo», però «è chiaro che dobbiamo ripensare tutto, compreso il fatto se dobbiamo avere o meno un capo».

Il guardasigilli corregge però poi il tiro: «Non è un problema di persone, e di certo non lo è Di Maio», con il quale, ha affermato, «ho il privilegio di lavorare e che ha realizzato cose importantissime». Ma Bonafede chiede al M5S di fermarsi «per un momento di riflessione».

Anche la senatrice Barbara Lezzi non attacca direttamente Di Maio di cui, dice, non pretende le dimissioni: «Ma deve essere lui a farci cambiare lo statuto per superare così la figura del capo politico. Purtroppo è questo ruolo a essere sbagliato: se ne mettessimo un altro, di capo politico, ricominceremo tutto da capo», dichiara Lezzi al Messaggero.

Anche il presidente della camera Roberto Fico si accoda a quanto detto dagli altri pentastellati. Per Fico è necessario «un urgente un momento di riflessione importante sull’organizzazione, sui temi, sull’identità e sul posizionamento».

A sconfessare il voto della piattaforma Roussea e la presa di posizione di Di Maio arriva anche il deputato Giorgio Trizzino che, riporta il Corriere della Sera, avrebbe chiesto ai pentastellati un’alleanza regionale con il Pd: «Dobbiamo fare fronte comune contro Salvini».

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Non ci va leggero Nicola Morra che mette in dubbio la leadership di Di Maio: «Il voto su Rousseau dimostra che l’uomo solo al comando scoppia, serve un Movimento collegiale plurale».

Ritorno al voto su Rousseau

Dello stesso pensiero Roberta Lombardi. La deputata vuole il ritorno al voto su Rousseau: «Usiamo Rousseau per davvero, non come scudo dietro cui nascondersi. E non per procrastinare la presa di coscienza dell’inevitabile, ovvero che il ruolo del capo politico singolo ha fallito. E che l’unica grande riappropriazione della propria identità è lavorare come intelligenza collettiva, riconoscendola e rispettandola».

Lo scrive Roberta Lombardi su Facebook, in un durissimo post in cui chiede che ora siano gli attivisti dell’Emilia Romagna e della Calabria a decidere se stringere alleanze e con chi.

https://www.facebook.com/RobertaLombardiPortavoce/posts/2535758113199300

Basta uomini soli al comando

Mentre il senatore Emanuele Dessì si rivolge direttamente al capo del Movimento: «Luigi, ora basta», scrive il politico su Facebook. «Arriva sempre il momento, per ognuno di noi, di guardarsi allo specchio e ammettere che nonostante gli enormi sforzi fatti, il grande lavoro prodotto, stiamo fallendo. Abbiamo sbagliato? Sì, tutti e tanto, soprattutto quando abbiamo pensato che bastasse uno di noi, il più bravo, per condurre il Movimento. Non è cosi».

«Gli uomini soli al comando – continua il senatore – nei gruppi come il nostro, non funzionano. Non mi piaceva Berlusconi, non mi piaceva Renzi, non mi piaceva Salvini».

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