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Elezioni a Hong Kong, ecco i primi risultati: i democratici verso la vittoria

24 Novembre 2019 - 21:24 Redazione
Quelle distrettuali sono le uniche elezioni a suffragio universale dell'ex colonia britannica. Circa 3 milioni i votanti, quasi il doppio degli 1,47 milioni della tornata elettorale del 2015

Seggi chiusi a Hong Kong, comincia lo spoglio. Come previsto, le elezioni per il rinnovo dei consigli distrettuali hanno visto un’affluenza record, superando così il dato di quattro anni fa: hanno votato più di 2, 9 milioni di persone – un’affluenza del 71%. 

Per i media locali, i primi risultati indicano un trionfo delle forze democratiche. Si parla di «sconfitta shock» per candidati pro-Pechino come Junius Ho, Michael Tien e Holden Chow; Li Shee-lin, del Partito Democratico, strappa il seggio di Wah Fu South; Kelvin Lam, sostenuto da Joshua Wong, vince col 57% dei voti. Lo Chun-yu proprio Junius Ho, cede, per oltre 1.000 voti, controverso parlamentare pro-establishment (aveva chiesto di «uccidere senza pietà» i manifestanti).

Nonostante lo schieramento massiccio di forze dell’ordine intorno ai seggi, e gli appelli in extremis al voto di entrambi i fronti durati fino alla chiusura, non ci sono stati incidenti – per la Commissione per gli affari elettorali, la maggior parte dei reclami riguarda le lunghe file, con attese fino alle due ore.

Gli irriducibili del Politecnico di Hong Kong, però, raccontano uno scenario diverso. Ancora sotto assedio dalla polizia, denunciano l’impedimento ad esercitare il loro diritto di voto e in generale le condizioni di vita degli assediati. Mancano cibi e medicine, e «il loro stato mentale è preoccupante. Alcuni di loro non vogliono parlare e si rifiutano di mangiare» ha concluso.

Il voto è cruciale per l’ex colonia britannica e rappresenta un barometro del sostegno pubblico al movimento pro-democrazia e alle proteste anti-governative che da cinque mesi infiammano l’isola.

Quest’anno, per la prima volta, tutti i 452 seggi che fanno capo ai 18 consigli distrettuali vengono rinnovati. Nonostante i consigli distrettuali non abbiano alcun potere legislativo, le elezioni sono un primo test per le liste pro-democrazia per mettersi alla prova.

I seggi sono rimasti aperti fino alle 15:30 italiane: gli elettori registrati sono poco più di 4,13 milioni su un totale di 7,4 milioni di abitanti.

Quelle locali sono le uniche votazioni a suffragio universale che si tengono nell’ex colonia britannica. Tra i dati che fanno presupporre un’alta partecipazione ci sono quelli sull’iscrizione alle liste elettorali di 4,13 milioni di elettori, in aumento del 32% rispetto al voto del 2015.

Ansa/L’attività pro democrazia Joshua Wong in fila per votare alle elezioni distrettuali

I protagonisti

L’impennata di violenze registrata nelle ultime due settimane, soprattutto nell’Università Cinese di Hong Kong e nel Politecnico, ha diviso in due la città. Gli scontri sono aumentati a seguito della morte di uno studente universitario, caduto da un parcheggio rialzato durante una carica della polizia.

ANSA, EON HEON-KYUN | S.O.S. realizzato con gli asciugamani dagli studenti barricati nel Politecnico, 21 November 2019

Il campo pan-democratico, che schiera anche l’ex poliziotta Chaty Yau (ma che non potrà contare sull’attivista Joshua Wong, ora in libertà provvisoria dopo l’arresto), spera di fare il pieno di consensi come segnale per la polizia e la governatrice Carrie Lam, nonché per il governo centrale di Pechino. Il fronte pro-establishment, invece, punta sulla chiamata alla stabilità contro le violenze.

Tradizionalmente, le liste vicine a Pechino hanno sempre dominato questo tipo di elezioni, anche per numero di candidati: attualmente 327 distretti appartengono ai conservatori, a fronte di 124 controllati da esponenti pro-democrazia.

Questa volta, dato il proliferare delle adesioni ai movimenti anti-Cina, candidati pro-democratici si sono presentati in ogni distretto.

ANSA, Jerome Favre | Attivista pro-democrazia nel Politecnico di Hong Kong. 17 novembre 2019

In copertina lo spoglio dei voti a Hong Kong, 24 novembre 2019. EPA/Jerome Favre

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