L’alternativa del diavolo del M5s in Emilia: la paura di favorire Salvini in ogni caso
Questa sera alle 20.30 l’ammaccato capo politico del M5s Luigi Di Maio incontra a Bologna gli iscritti al Movimento. Serata tesa e difficile, che comincia alla stessa ora in cui quattro giorni fa è stato diffuso il risultato della votazione on line sulla “pausa elettorale” per le elezioni Regionali chiesta dai vertici e sonoramente bocciata dalla base.
La pausa altro non era, secondo molti, che l’espediente per non presentarsi in Emilia Romagna, cogliendo così due obiettivi in una volta: non doversi contare, col rischio di aggiungere un altro risultato molto negativo a quelli delle varie elezioni del 2019, e al contempo evitare di togliere voti agli alleati del Pd impegnati nel tentativo di salvare la loro roccaforte dall’offensiva del centrodestra.
Ma Rousseau ha detto no, come i notai dei telequiz. E ora la prospettiva è quella di presentare una lista e un candidato governatore, sottraendo inevitabilmente voti a Bonaccini, impegnato nella sfida infernale con la ultrà salviniana Borgonzoni. A meno che non si torni a chiedere agli iscritti il via libera a un’alleanza regionale col Pd, dietro allo stesso candidato, appunto Bonaccini. Una santa alleanza contro Salvini? Ma anche qui i rischi sono alti: l’Emilia Romagna è la culla dei 5 stelle, è a Bologna che si svolse il primo vaffa-day, esattamente dieci anni fa.
E in terra emiliana l’avversario dei grillini è sempre stato il partito-regione, il Pd. Seppellire tutto questo in nome della lotta contro l’ex alleato Salvini non è facile, anche se il sentimento prevalente tra gli iscritti continua a essere quello dell’odio per il “traditore”, ancor di più dopo l’aperto invito fatto oggi dallo stesso Salvini ai delusi del Movimento (“venite, le porte sono aperte”).
Il problema è un altro, e l’ha indicato questa mattina Stefano Buffagni nell’intervista al Fatto, che non è un attacco a Di Maio: «Se trasformassimo quelle Regionali in una battaglia nazionale contro la Lega sarebbe un enorme regalo a Salvini». E aggiungiamo: se, dopo averla lanciata, poi quella “battaglia nazionale” finisse male Conte cadrebbe pochi minuti dopo Bonaccini.