Letizia Battaglia: «Sono una sardina anche io, e bevo gin tonic»
«Anche il gin tonic può essere un atto politico, visto che alla mia età è sconsigliato da tutti i medici, ma io lo bevo lo stesso».
Letizia Battaglia è una fotoreporter palermitana che ha raccontato la mafia attraverso le suo foto, divenute famose in tutto il mondo. Alla decima edizione del We World Festival, svoltasi il 23 e il 24 novembre a Milano, la fotografa è intervenuta dopo la proiezione del film documentario “Shooting the mafia” che la vede protagonista.
Ed è proprio protagonista la parola chiave per descrivere Letizia, perché è stata protagonista della propria vita, quando a 40 anni ha deciso di mettersi in gioco intraprendendo la difficilissima carriera di fotoreporter. E perché Palermo negli anni Settanta non era poi così accogliente nei confronti dei fotografi, a maggior ragione se donne. Letizia Battaglia è stata la prima fotoreporter donna d’Italia e ha dovuto alzare la voce parecchio per riuscire a ritagliarsi il suo spazio e ottenere il rispetto di tutti.
«Io urlavo contro i carabinieri perché non mi facevano passare per fare le foto, mentre quelli della Rai ed altri uomini non venivano ostacolati. Allora mi mettevo a gridare e loro mi facevano lavorare».
Letizia ha un spirito combattente, lo si percepisce dal suo lavoro fotografico e non ha paura di raccontarlo «perché se non raccontiamo le cose come stanno, non ne usciamo più». Infatti Letizia parla di come la mafia sia stata una merda, ma anche di come i governi e alcune figure politiche come Andreotti siano stati altrettanto criminali scendendo a patti con la mafia. «Anche Berlusconi ha avuto a che fare con la mafia» dice. E poi aggiunge «abbiamo avuto il coraggio di non trattare con le Brigate Rosse, lasciando uccidere Moro, ma abbiamo fatto la trattativa con la mafia».
Letizia Battaglia parla di come allora venne lasciato solo ed isolato Giovanni Falcone, mentre oggi, dice, tentano di isolare il pm Nino Di Matteo.
Letizia ha scattato tantissime fotografie in scenari di morte per mano mafiosa, ma nel suo archivio mancano gli scatti di due eventi indelebili nel suo cuore, e non solo il suo: le stragi che uccisero prima Falcone e dopo Borsellino. In queste due occasioni non è riuscita a fotografare «mandai altri colleghi a Capaci, io sono andata al pronto soccorso sperando che Giovanni fosse ancora vivo» mentre in via D’Amelio non volle fotografare ciò che restava del corpo di Borsellino ma poggiò dei fiori sulle macchine sventrate dall’esplosione.
Questa è stata ed è Letizia Battaglia. Una bravissima fotografa, una donna libera e guerriera, e oggi anche una sardina«perché anche se abbiamo partiti di riferimento differenti, dobbiamo distruggere questa ondata d’odio che hanno generato».