«No vuol dire no»: quando la cultura pop oltrepassa la linea del consenso
Chuck Bass, i Modà, Buffy l’ammazzavampiri e addirittura Vasco: se per molti la linea che separa il consenso dalla coercizione è molto sfocata, la colpa è anche loro. Perché se provarci è lecito (qualcuno dovrà pur fare la prima mossa), è vero anche che il corteggiamento ha diverse sfumature. Molti protagonisti di film, serie e canzoni che hanno marcato l’adolescenza di molte e molti hanno fatto passare per romantici gesti insistenti, inquietanti e a volte addirittura illegali.
Coi 142 femminicidi avvenuti in Italia nel 2018, e in occasione della Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, è importante ricordare che la pop culture ci forma, nel bene e nel male. Ci abitua ad alcuni comportamenti e ne legittima altri, perché quando viviamo le nostre storie d’amore abbiamo ben in mente quelle che ci sono state raccontate.
Gli uomini che trovate qui sotto hanno in qualche modo “forzato” la barriera del consenso. Giustificati da quella che viene presentata come «passione sfrenata», hanno fatto prevalere il loro desiderio su quello della donna, senza che il loro ruolo di «eroi» venisse intaccato. Queste dinamiche si riproducono nella vita reale: i bei maniaci sessuali si scusano e vengono perdonati, gli episodi di stalking vengono dimenticati dal pubblico e dai protagonisti.
Partiamo da Rick Deckard, il protagonista di Blade Runner, che a un certo punto obbliga Rachael, un android, a concedersi a lui. Deckard impedisce a Rachael di uscire dalla stanza e la spinge di forza contro un muro, ma la scena è presentata come un momento romantico, addirittura accompagnato da un sassofono che suona in sottofondo. L’«amore» tra i due sarebbe quindi «scattato» dopo un rapporto sessuale coercitivo.
Nella prima stagione del Trono di Spade, la relazione tra Daenerys Targaryen e Khal Drogo, ritratta come un grandissimo amore, inizia con una scena di violenza. Lei, adolescente, prova senza successo a impedire a Drogo di spagliarla durante la loro prima notte di nozze. Seguono scene di sesso violento in cui Targaryen, inginocchiata di fronte a lui, piange mentre viene penetrata.
In Buffy l’ammazzavampiri, il vampiro Spike prova a stuprare Buffy cercando di farle ammettere che lo ama. «Te lo farò sentire», afferma. Nonostante questo episodio, Spike continua a essere un personaggio positivo, e dopo aver «guadagnato un’anima», torna ad avere una relazione sentimentale con Buffy.
Un’altra serie in cui gli atteggiamenti da maniaco sessuale dell’eroe romantico vengono rapidamente perdonati è Gossip Girl. Chuck Bass, bello e dannato, prova ad avere un rapporto sessuale forzato sia con Serena che con Jenny. Facendo un brindisi al compleanno del padre, diretto a Blair Waldorf, afferma: «Il vero amore significa non mollare mai, neanche quando lei ti sta implorando di farlo». Nonostante le uscite poco moderne, Chuck continua a essere l’idolo delle fan e finisce per sposare Blair.
Il fatto che Bella sia innamorata di Edward non giustifica il fatto che in Twilight lui entri di nascosto in casa sua e la spii mentre dorme. Né che manometta la sua macchina per impedirle di lasciare la casa. Ma allo spettatore questi atteggiamenti da stalker sono presentati come protettivi, addirittura indici della profondità del sentimento del vampiro.
C’è poi chi va meno per il sottile, come Vasco che canta direttamente «Io ti violento». Oppure i Modà, che intonano «Godo nel vederti persa vittima della mia rabbia». O ancora «Inginocchiati, concediti, accontentami, guardami, piangi, prega e chiedi scusa…e implorami di non ucciderti». Forse in un tentativo macabro di essere divertente, J-Ax invece si lancia in un «Ti violento penetrandoti l’orecchio».
Film e canzoni contribuiscono a dare l’impressione che una storia d’amore richieda un forte desiderio maschile. Per le donne invece, il romanticismo risiederebbe in un verbo al passivo: l’essere desiderate. Questi prodotti culturali ci sono stati forniti alla televisione, alla radio, in streaming.
Il fatto che ancora si debba ripetere la più banale delle tautologie, cioè che «no significia no», è il prodotto di una cultura che ci ha raccontato per anni che il «no» diventa «sì» se l’uomo lo desidera intensamente. Che le attenzioni eccessive possono essere una prova di passione e che la violenza può essere ardore che le donne devono accogliere.
Nessuno ci toglierà la nostra adolescenza Millennial condita da Buffy che ammazza i vampiri. Ma ai nostri fratelli minori magari facciamo guardare Fleabag, o Ladybird che grida: «Stavo sopra! Chi ca**o sta sopra la prima volta?»
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