Inchiesta fondazione Open, la Guardia di Finanza cerca anche le carte di credito dei parlamentari
Si allarga l’inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione Open, che serviva a finanziare soprattutto la Leopolda, la kermesse politica ideata da Matteo Renzi, e che è stata chiusa un anno fa: tra i reati contestati, anche quello di finanziamento illecito ai partiti, oltre a quelli di riciclaggio e traffico di influenze. Secondo gli inquirenti, la Fondazione Open avrebbe agito come articolazione di un partito politico.
La Guardia di Finanza ha eseguito perquisizioni in diverse città alla ricerca di documenti ma anche di carte di credito e bancomat che sarebbero stati messi a disposizione di parlamentari. In più i finanzieri sarebbero stati incaricati dalla procura di trovare documenti – tipo ricevute – relativi a presunti rimborsi spese versati dalla fondazione ad alcuni parlamentari.
L’inchiesta vuole chiarire i rapporti tra Open e i suoi finanziatori, dei quali sarebbero già state perquisite almeno una ventina di case o uffici. «La perquisizione nello studio di Alberto Bianchi – sottolinea il suo legale Nino D’Avirro – viene eseguita in relazione alle sole ipotesi di reato di finanziamento illecito e traffico di influenze illecite, e non di altri reati come in maniera malevolmente suggestiva è stato comunicato da alcuni quotidiani».
A settembre la Guardia di Finanza aveva già perquisito per due giorni lo studio dell’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Open, che è tra gli indagati. La fondazione Open avrebbe raccolto in sei anni circa 6,7 milioni di euro: tra i finanziatori più noti Davide Serra, l’armatore Vincenzo Onorato e la British American Tobacco, oltre ai micro bonifici fatti tramite PayPal.
Credit foto di copertina: Ansa/Maurizio Degli Innocenti
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