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M5s corre da solo in Emilia e Calabria, Di Maio (e D’Uva) spengono ogni speranza di un patto col Pd

26 Novembre 2019 - 08:55 Redazione
«Non siamo né squali né sardine: saremmo un po’ dei pesci fuor d’acqua»

Luigi Di Maio, ospite di Serena Bortone ad Agorà, ha smentito l’ipotesi di un accordo con il Pd in Calabria, ribadendo l’intenzione del M5s di presentarsi come forza alternativa.

«Callipo? – dice Di Maio riferendosi al candidato alla presidenza calabrese – Smentisco qualsiasi accordo con il Pd in Calabria. Quando parlo con Grillo e ci confrontiamo sulle questioni di governo locali siamo tutti e due d’accordo che si può convergere sui temi ma che non possiamo sostenere il candidato di un partito. Se facciamo convergenza sui temi va bene ma non si mai parlato di patti, Ulivi o contro-Ulivi».

Discorso identico per l’Emilia-Romagna: «Era stata descritta come la regione del M5s in guerra – ha aggiunto Di Maio – io ho trovato tanto affetto e su 60 interventi che ho sentito 59 mi hanno detto che dobbiamo andare da soli. Solo uno ha detto di sostenere Bonaccini ma noi non possiamo per statuto».

Intanto, l’ex capogruppo Cinque Stelle alla Camera, Francesco D’Uva ha affermato che il M5s non terrà una seconda consultazione sulle regionali in Emilia Romagna: «Abbiamo appena votato su Rousseau, non mi pare il caso di rifarlo», ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera.

«Ci troveremmo a disagio in un accordo regionale con il Pd. Meglio allearsi con le forze civiche», ha aggiunto, nonostante sia «giusto stare insieme a Roma, perché non si può governare da soli». D’Uva ha poi escluso che il voto emiliano abbia impatti sul governo: «Solo un folle può pensare una cosa del genere, è assurdo che un governo sia appeso al risultato di un’elezione regionale».

Sulle elezioni in Emilia Romagna Di Maio si è detto aperto sui programmi, ma non alle coalizioni e si è augurato che le elezioni regionali non siano un referendum sul governo: «È successo anche in Umbria, il giorno dopo le elezioni gli umbri sono spariti».

«Non siamo né squali né sardine: saremmo un po’ dei pesci fuor d’acqua», ha poi ironizzato D’Uva, mentre Di Maio ha affermato che le Sardine sarebbero «un movimento che va salvaguardato, una nuova forma di partecipazione politica, che va guardata senza metterci il cappello»

Il Ministro degli Esteri ha anche ribadito il suo sostegno al sistema proporzionale e ha affermato che Beppe Grillo si è recato all’ambasciata cinese a titolo personale più che come rappresentante del Movimento. «Io sono andato il Cina per firmare accordi per portare il Made in Italy in Cina, le visite di Salvini in Russia sono più preoccupanti», ha aggiunto.

Sul terremoto in Albania ha invece affermato che in questo momento non risultano segnalazioni di italiani coinvolti. E ha aggiunto: «Tanti nostri concittadini hanno sentito questa scossa sulla dorsale del terremoto».

Sui problemi logistici causati dal maltempo Di Maio ha affermato: «I nodi stanno venendo al pettine. Abbiamo autostrade che vengono chiuse perché non si è fatto nulla in passato per tenerle aperte. La Liguria è isolata perché non sono stati fatti investimenti 20 anni fa» E ha aggiunto che ci sono miliardi a disposizione ma i comuni non hanno i tecnici per progettare le soluzioni, in più «Per 30 anni abbiamo negato il cambiamento climatico, quindi tra ottobre e novembre cadono bombe d’acqua sulle città italiane». Ha poi ribadito la necessità di esonerare dal lavoro per maltempo e di sospendere i mutui nelle zone colpite.

«Chi ha rubato il futuro della mia generazione dà la colpa a noi se chiudono le autostrade», ha affermato. Il ministro ha anche dichiarato di essere determinato a togliere la concessione di autostrade ai Benetton, che incasserebbe i benefici senza occuparsi della manutenzione.

Su Ilva, Di Maio ha affermato che «Lo scudo penale è una scusa, si sono fatti male i conti», e ha aggiunto: «ma nessun imprenditore che fa male i conti fa pagare le cambiali allo Stato». Di Maio ha poi aggiunto che Arcelor Mittal «sta chiudendo anche in Polonia e in Sudafrica, li non esiste lo scudo penale».

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