Oggi l’udienza per l’ex Ilva sarà rinviata. I perché spiegati in 3 minuti
La battaglia giudiziaria tra l’ArcelorMittal e i commissari dell’Ilva è al primo atto, anche se quasi certamente si inizierà con un rinvio. Il Tribunale civile di Milano si prepara a riunire le parti sulla vicenda che vede contrapposta la volontà del colosso franco-indiano di recedere dal contratto d’affitto, e le resistenze dei commissari, che ritengono invece infondata la richiesta dei nuovi gestori dell’impianto.
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta e si è schierata contro il blocco della produzione e lo spegnimento degli altiforni (con conseguente messa in mobilitazione dei lavoratori dell’Ilva).
Alla vigilia dell’udienza, sia la Regione Puglia sia il Comune di Taranto hanno confermato che interverranno in giudizio – come già annunciato nelle scorse settimane – in quanto parti interessate nella vicenda negli effetti indiretti della sentenza. Nel pomeriggio di martedì 26, il governatore Michele Emiliano ha incontrato l’ad di ArcerlorMittal Italia Lucia Morselli, anche in relazione alla questione dei mancati bonifici emessi alle imprese.
Nel frattempo, la commissione di Bilancio al Senato ha dichiarato inammissibile per estraneità di materia l’emendamento della Lega alla manovra (a prima firma di Matteo Salvini), che aveva approfittato della finestra legislativa per riproporre lo scuso penale per ArcelorMittal nella realizzazione del piano ambientale (e quindi la riconversione dell’impianto da poter portare avanti senza la spada di Damocle delle mancanze passate).
«La verità su Arcelor Mittal è che rispetto a quanto volevano produrre, ora non c’è più mercato. Lo scudo è un falso problema», ha commentato il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. «Lo scudo è una scusa e soprattutto non ci è stato chiesto nel primo incontro con loro».
L’urgenza dell’udienza
Dunque a cosa servirebbe l’appuntamento di oggi? L’udienza per il ricorso d’urgenza è stata fissata dal giudice Claudio Marangoni. Secondo i ricorrenti serviva un procedimento per bloccare lo stop agli impianti dell’ex Ilva fino alla decisione finale (l’udienza ordinaria sarà il 6 maggio 2020).
Poi però il Tribunale ha invitato l’azienda «a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti» eventualmente «differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il tempo necessario allo sviluppo» del procedimento. L’azienda ha effettivamente interrotto le procedure di spegnimento anche se non è chiaro se abbia ripreso a riempire i magazzini svuotati.
Il passo indietro di ArcelorMittal sugli altiforni
Alla luce di questi sviluppi, il tribunale è intenzionato a rimandare l’appuntamento di oggi per dare il tempo alle parti, incluso il governo, di proseguire nella trattativa.
Un nodo da sciogliere resta comunque quello dell’altoforno 2, che per il governo sarebbe “inaccettabile” da stoppare, ma per cui il Tribunale di Taranto ha imposto lo spegnimento entro il 13 dicembre. L’altoforno 2 è anche indispensabile all’attività produttiva di ArcelorMittal, e su questo punto potrebbe girare gli accordi futuri tra esecutivo e azienda.
I dubbi sullo spegnimento effettivo
A complicare nuovamente il quadro è però arrivata, lo scorso 19 novembre, una deposizione di un dirigente di ArcelorMittal, Sergio Palmisano. Il responsabile del settore “Salute e sicurezza” avrebbe detto ai pm di Milano che «nonostante la sospensione del piano di fermata, l’azienda non ha tutto quello che serve per proseguire l’attività in quanto l’approvvigionamento delle materie prime è stato cancellato».
In seguito alle sue dichiarazioni, Palmisano è stato rimosso dal suo incarico e trasferito alle dipendenze di Alessandro Labile, finora direttore del solo settore “Ambiente”.
Il pagamento delle imprese
Nelle giornate precedenti all’udienza, a sbloccarsi è stata anche la questione dei bonifici di pagamento da corrispondere all’indotto-appalto di Taranto. ArcelorMittal si è infatti accordata con Confindustria Taranto – e con le imprese da questa rappresentata – per corrispondere, il 15 dicembre, il 100% dello scaduto pregresso maturato.
Dopo giorni di tensione, nei quali ArcelorMittal aveva dichiarato di aver avviato i pagamenti, mentre Confindustria Taranto aveva replicato che non era vero, Emiliano ha deciso di andare a Taranto per verificare “con i suoi occhi” l’emissione dei bonifici.
«Si tornerà alla normalità solo quando si avrà contezza dei 150 pagamenti avvenuti nei confronti delle imprese», ha detto. I bonifici riguardano circa 6mila addetti e la cifra si aggira attorno al totale di 60 milioni di crediti, riferiti a prestazioni e forniture effettuate nella fabbrica (dalla manutenzioni ai lavori, dai servizi alle pulizie industriali degli impianti siderurgici).
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