Von der Leyen: il Movimento 5 Stelle si spacca sul via libera alla Commissione
Il Movimento 5 Stelle si è diviso nel voto alla commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Dieci eurodeputati pentastellati avrebbero appoggiato il nuovo esecutivo comunitario, due avrebbero votato contro, mentre due si sarebbero astenuti. Con i 461 sì e i 157 no ricevuti al Parlamento europeo la commissione von der Leyen fa meglio di quella del predecessore Jean-Claude Juncker. Nel 2014 l’esecutivo del lussemburghese ebbe 423 voti a favore, 209 contrari e 67 astenuti (su 751 eurodeputati).
Ma la capodelegazione del M5s al Parlamento europeo Tiziana Beghin, interpellata in merito ai voti contrari e alle astensioni di alcuni eurodeputati pentastellati nel voto alla Commissione europea, minimizza: «Il Movimento 5 stelle ha un’anima diversificata come è noto e c’è chi probabilmente non si sente a proprio agio, legittimamente. È una scelta personale ma il M5s oggi, pur con riserve e con le dovute cautele, appoggia questa commissione».
L’investitura a von der Leyen era arrivata lo scorso 16 luglio. Prima donna a ricoprire l’incarico, era stata eletta con 383 voti, 9 in più rispetto alla maggioranza di cui aveva bisogno (374). I quattordici voti pentastellati a favore della nuova presidente erano stati quindi decisivi. Il M5S aveva votato in maniera opposta rispetto alla Lega, allora alleato di governo: tre settimane prima dell’annuncio di Matteo Salvini con cui, di fatto, veniva chiusa l’esperienza dell’esecutivo gialloverde.
In molti avevano visto nella scelta del Movimento di appoggiare von der Leyen un segnale dell’utima, decisiva, frattura all’interno del primo governo presieduto da Giuseppe Conte. Con un lungo post su Facebook il M5S era andato all’attacco dell’alleato: «Dovete sapere che c’era un accordo. Ma questo la Lega non ve lo dirà mai. L’accordo era che anche i cosiddetti ‘sovranisti’, lontani dai partiti tradizionali, la votassero, sapendo che la sua maggioranza non esisteva e in questo modo avremmo potuto condizionare ogni decisione futura in Europa».
All’indomani dell’apertura della crisi, alcuni avevano visto nel fronte del sì alla nuova presidente della Commissione europea, una possibile maggioranza alternativa al governo gialloverde. Nelle giornate convulse delle consultazione del presidente della Repubblica per la formazione di un governo alternativo a quello che aveva visto come vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, la possibile coalizione veniva appunto indicata da molti come “piano Ursula”: dell’esecutivo Conte 2, che aveva poi visto la luce, non avrebbe fatto parte Forza Italia (che aveva votato von der Leyen), che preferì restare nel campo del centrodestra e quindi all’opposizione.
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