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Dal posto fisso al reddito fisso: una strada per i freelance

28 Novembre 2019 - 11:00 Giada Ferraglioni
Il contratto subordinato è visto spesso come l'unica alternativa al precariato. Ma il lavoro da freelance può puntare a delle tutele senza rinunciare all'autonomia professionale?

Un reddito stabile invece che un posto fisso. Sembra un gioco di parole ma in questo concetto è racchiusa una delle sfide centrali del mercato del lavoro di oggi. In un presente in cui il precariato è diventata di default la prospettiva principale delle giovani generazioni, l’assenza di contratto può essere colmata da una rete di tutele sociali che garantiscono autonomia professionale e sicurezze reddituale.

Secondo i dati dell’Eurostat, l’Italia è il secondo Paese in Europa che registra il maggior numero di freelance su scala europea (23,8%) – al primo posto c’è la Grecia. A differenza di altri Stati dell’Ue, però, in Italia autonomia significa direttamente precarietà. Discontinuità tra un progetto e l’altro, assenza di tutele, incertezza salariale. L’originalità e la creatività, caratteristiche che in molti Paesi vengono premiate e riconosciute, in Italia costituiscono un ostacolo e una penalità.

L’originalità e la creatività, caratteristiche che in molti Paesi vengono premiate e riconosciute, in Italia costituiscono un ostacolo e una penalità.

Giare a proprio favore le condizioni del lavoro autonomo è uno step necessario, per non rischiare che i più giovani (ma non solo) si ritrovino a nuotare in un mare di instabilità, alla ricerca di un posto fisso e di un contratto subordinato sempre più introvabile – e sempre meno desiderato.

Ma mentre le Istituzioni faticano ancora a trovare una risposta concreta, il contributo dei progetti no profit sta aprendo un piccolo grande spiraglio in quella che sembra un’impasse generale. Una rete di cooperative dalle respiro internazionale si sta impegnando per ribaltare un modello che ormai non funziona più.

Hannah Wei

È il caso di SMart, la cooperativa di tutela e gestione di progetti creativi nata in Belgio nel 1998. «Ciò che accomuna artisti e lavoratori autonomi è molto di più di quello che li differenzia» ha raccontato a Open Donato Nubile, il Presidente della sede italiana. «Precarietà, instabilità e, soprattutto, poca consapevolezza dei proprio diritti».

L’esempio di SMart: come funziona una cooperativa per freelance?

Al momento della sua creazione, la struttura si occupava di soli artisti. Oggi i soci di SMart sono già 80 mila. In Italia, nonostante la non istituzionalità del progetto, il potenziale è in continua crescita: a partire dal 2013, anno dell’apertura della sede italiana, gli iscritti sono aumentati fino a raggiungere i 1.323 (a gennaio 2019).

La scelta era stata conseguenza di una problematica comune a chi operava nel mondo dell’arte: l’inseguimento di un contratto. Ventuno anni dopo, le problematiche degli artisti sono diventate le stesse di buona parte dei lavoratori. Quel modello precario, intermittente, senza tutele e spesso in lotta per la dignità del mestiere, ha iniziato sempre di più a coincidere con la figura del freelance.

Di fatto, ogni freelance o artista che ha un lavoro senza contratto stabile può fare riferimento a cooperative come SMart per essere “assunto” regolarmente. Con il motto «a voi l’arte, a noi le carte», i ragazzi della cooperativa hanno messo su un’architettura pian piano sempre più complessa, fino a costruire una vera e propria rete europea, attraverso la quale si gestiscono le criticità contrattuali dei soci.

All’inizio, le cose erano molto semplici: i soci lasciavano una parte dei loro guadagni alla cooperativa per i costi di gestione. Man mano che il numero di persone coinvolte aumentava, molti di loro hanno iniziato a lasciare qualcosa di più a patto di una garanzia finale di pagamento. È nato così un fondo di garanzia, oggi mantenuto con una tassa fissa all’8%, da sfruttare nel caso in cui i committenti non dovessero pagare il lavoro. «I lavoratori creativi e autonomi – racconta Donato – hanno fatto quasi pace con la loro condizione. Noi vogliamo fare in modo che non sia così».

Ormai SMart Italia lavora con i creativi in senso lato: tutte le professioni culturali del cinema, del teatro, della danza, i loro tecnici, i blogger, i giornalisti, i grafici, i traduttori. Lavorano con tutte le professioni del web, come i venditori di pubblicità sui siti, con l’industria dei videogame, con il mondo dei consulenti. All’estero aiutano anche dogsitter, badanti, colf, fattorini. Il punto di partenza è sempre lo stesso: la risoluzione dell’incertezza di reddito. La strategia è interessante: si tratterebbe di trovare una soluzione per i lavoratori autonomi tentando il passaggio dall’idea di posto fisso alla pratica del reddito fisso.

Open | SMart

Autonomi e tutelati a tempo indeterminato. È possibile?

La linea è quella di riuscire a far coesistere la stabilità reddituale e la creatività del lavoro, in un’epoca in cui il lavoro si sta pian piano smaterializzando. Il lavoro intellettuale e creativo è difficilmente regolarizzabile negli standard del “posto fisso”, ma non per questo non ci sono possibilità o idee per poter innovare il modo in cui si affronta. In Francia, i soci di SMart stanno tentando mettere a punto il contratto a tempo indeterminato per i soci fidelizzati, che di fatto restano lavoratori autonomi, sia nella ricerca che nella scelta dell’impiego.

L’ambizione è alta: come racconta Donato, «Se un socio è con noi da tanti anni sarebbe bello poterlo fidelizzare». “Fidelizzare” significa mantenere un rapporto continuativo con la cooperativa, e ricevere, cioè, le mensilità concordate per tutto il tempo in cui il freelance fa lavori autonomi. Silvia Ciucciovino, professoressa ordinaria di Diritto del Lavoro all’Università degli Studi “Roma Tre” e consigliere del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), ha parlato di una «prospettiva meritevole di considerazione e approfondimento».

Come ha sottolineato a Open, la struttura terza di mediazione «che realizza una sorta di mini solidarietà collettiva nell’ambito del gruppo di lavoratori riuniti», risulta molto interessante proprio per il suo funzionamento di stampo mutualistico. Allo stesso tempo, i limiti che potrebbero emergere sono da tenere d’occhio: non è da sottovalutare, fa notare Ciucciovino, la difficoltà di tenuta del modello, a fronte di una spiccata disomogeneità degli interessi dei lavoratori.

In particolare, c’è una differenza di convenienza: come sottolinea la professoressa, davanti a una maggioranza di lavoratori a rischio, un lavoratore meno esposto al mancato pagamento potrebbe avere meno interesse a partecipare. «In questi casi – aggiunge – si determinerebbe uno squilibrio nella distribuzione degli oneri di funzionamento tra i lavoratori aderenti».

Johnny Cohen

Secondo SMart, però, questo reciproco accordo di solidarietà, proprio dell’antico modello del mutualismo, costituisce uno dei punti di forza della cooperativa. è un’alternativa a tutto tondo al modello economico-competitivo, che i soci accettano dal momento in cui scelgono di aderirvi. «La tassa fissa all’8% per qualsiasi socio», spiega Donato, «parte proprio da questo presupposto: trattenere da ognuno una giusta proporzione, nell’ottica della sostenibilità comune».

Verso un welfare territoriale

La struttura di SMart è mobile e flessibile. Come spiega Donato, l’idea è di andare «dove portano i soci». «Stiamo già ora offrendo servizi non previsti, come gli spazi di co-working creativi in Belgio».

In Italia, stanno pensando di partire con progetti di welfare territoriale e familiare, per scommettere su un’alternativa tra il privato e il pubblico: «A luglio a Milano se vai in cerca di campi estivi, un centro privato costa tantissimo. Forse tra i soci di SMart ci sono degli educatori che hanno voglia di mettersi in gioco per allargare i fondi di garanzia, sempre senza scopo di lucro». Non essendo né sindacati né commercialisti, tastano un terreno ancora poco battuto, procedendo per idee e per tentativi.

Date le premesse, il mutualismo ha un buon potenziale per diventare un punto di riferimento per una generazione che non cerca il posto fisso, ma che allo stesso tempo non riesce a vivere di soli lavoretti. Un freelance a con contratto a tempo indeterminato è qualcosa che ci risulta ancora incomprensibile, eppure è uno spettro che si aggira per l’Europa. «Abbiamo provato a parlare con le Istituzioni, ma le risposte sono che nostro modello espone a troppo rischi di abusi», ha spiegato Donato. «Noi rispondiamo chiedendo controlli e fiducia».

Oltre a SMart, esistono altre cooperative, come DOC Servizi, CITA e Zenart per gli artisti, e associazioni come KeepON LIVE, che tutelano gli spazi dove si programma musica originale. Tutte hanno come punto di partenza la voglia di reinventare il modo in cui si pensa e si vive il lavoro.

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