In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ESTERICinaHong KongJoshua WongLuigi Di Maio

Dopo l’ultima prepotenza cinese finalmente l’Italia politica si ribella

29 Novembre 2019 - 19:14 OPEN
Risposte durissime per il diplomatico cinese che ha definito il comportamento dei politici italiani «irresponsabile». «Ingerenza indebita, parole inaccettabili e irrispettose», ha commentato la Farnesina

Per anni si è accettato di tutto, si è finto di non vedere il mancato rispetto dei diritti umani, la persecuzione delle minoranze etniche, la repressione in alcune aree del Paese. Si è fatto finta di non vedere perfino il Dalai Lama tutte le volte che arrivava in visita, perché non si voleva irritare Pechino.

Si è firmato con entusiasmo l’accordo della “Via della seta”, che contiene tanti vantaggi economici e commerciali per l’Italia, ma fa della Cina un fratello maggiore, con più voce in capitolo.

La politica e i governi hanno chiuso ermeticamente gli occhi sulla protesta di Hong Kong, e la Farnesina ha evitato di mettere per iscritto una sola sillaba sulla repressione dei manifestanti per la democrazia.

«Affari interni» è arrivato a dire il nostro ministro degli esteri in visita a Shanghai. Pochi giorni fa c’è stata perfino la foto cameratesca dell’ambasciatore cinese a Roma con Beppe Grillo. Oggi però quello stesso ambasciatore l’ha fatta troppo grossa, e stavolta non è stato più possibile tacere.

È successo che ieri era stato organizzato da vari gruppi parlamentari, Radicali, FdI, ma anche esponenti di Forza Italia e Pd, proprio sul braccio di ferro a Hong Kong, e via Skype ha preso la parola anche uno dei capi della protesta, Joshua Wong, proprio colui a cui era stato impedito di venire in Europa, anche su invito di una fondazione italiana.

Joshua Wong, leader della protesta prodemocrazia di Hong Kong / Ansa

Wong ha chiesto il nostro aiuto, la nostra vigilanza rispetto alla situazione nella ex colonia britannica, e ha ottenuto parole di appoggio dai parlamentari che lo ascoltavano.

Apriti cielo! Credendo che anche l’Italia sia un protettorato cinese, l’ambasciatore ha diramato una nota di condanna in cui si legge che «i politici italiani che hanno fatto la videoconferenza con lui hanno tenuto un comportamento irresponsabile».

Enough is enough, quel che è troppo è troppo, e il diplomatico (si fa per dire) cinese è stato subissato di risposte durissime, compresa quella informale affidata a fonti della Farnesina: «È una indebita ingerenza, con parole del tutto inaccettabili e totalmente irrispettose della sovranità del Parlamento italiano».

«I nostri legami commerciali non possono assolutamente mettere in discussione il rispetto delle nostre istituzioni, del nostro parlamento e del nostro governo», ha commentato il ministro degli Esteri in persona.

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti