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Fridays for Future Italia, cosa ha ottenuto il movimento dopo (quasi) un anno?

29 Novembre 2019 - 06:08 Riccardo Liberatore
Oggi sono previste manifestazioni in tutta l'Italia per il quarto sciopero globale per il clima. Il Movimento è cresciuto considerevolmente, ma adesso spetta alla politica rispondere

Era l’agosto del 2018 quando Greta Thunberg – allora 15enne – cominciò a scioperare a scuola, sedendosi fuori dal Parlamento svedese per denunciare l’inazione della classe politica di fronte al cambiamento climatico. L’accusa nei confronti dei politici consisteva – allora come ora – nel non aver messo in campo delle politiche per ridurre le emissioni di gas serra così da contenere l’aumento delle temperature terrestri entro i due gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.

Soltanto qualche mese più tardi, il movimento Fridays for Future aveva raggiunto le piazze di mezzo mondo e di mezza Europa. Compresa l’Italia, dove le manifestazioni hanno preso piede a cavallo tra dicembre del 2018 e gennaio del 2019. La pagina Facebook originale del movimento in Italia viene creata nel gennaio del 2018 e continua a esistere sotto un altro nome, mentre quella attuale risale al 14 marzo del 2019, il giorno prima della manifestazione che vide scendere in piazza a Milano circa 100mila persone.

https://www.facebook.com/FridaysItalia/photos/a.396608474471712/562992874499937/?type=3&theater

Quanto contano le piazze?

Da allora il movimento ha continuato a portare in piazza migliaia di persone in tutta Italia. Inizialmente gli aderenti al movimenti si contavano sulle dita di due mani: nelle prime manifestazioni a Milano, per esempio, gli scioperanti per il clima erano solitamente meno di dieci, non tutti giovani. Poi – sopratutto da marzo in avanti – sono diventati centinaia, a Milano come a Roma e in altre città.

Oggi il movimento, presente in decine di comuni in Italia, si è dato una “costituzione” e un’organizzazione (rigorosamente decentralizzata). Le manifestazioni vanno avanti e continuano a riempire le piazze. Tra il 20 e il 27 settembre, durante la settimana di sciopero globale, in Italia hanno manifestato oltre un milione di persone in oltre 190 città in nome del loro futuro (più verde).

Non solo Greta Thunberg ma anche Fridays for Future sono parole “di casa”, le loro manifestazioni vengono regolarmente raccontate dai media e anche la politica ha dovuto prenderne atto, almeno simbolicamente. Basti pensare – un esempio tra tanti – che Nicola Zingaretti aveva dedicato la sua elezione a segretario del Partito democratico a Greta Thunberg.

Come spiega a Open Tommaso Felici, uno dei coordinatori di Fridays for Future Torino, «per noi è un grande traguardo anche soltanto il fatto che si parli così frequentemente di cambiamento climatico in Italia, con questa intensità visto che è una certezza scientifica da trent’anni ma soltanto negli ultimi mesi la politica ha cominciato a parlare tutti i giorni o quasi del cambiamento climatico, è un successo clamoroso».

I comuni dichiarano l’emergenza climatica

Molto prima che il Parlamento europeo avesse dichiarato l’emergenza climatica – per cui si sono battuti anche i Fridays for Future italiani – città come Milano e Torino lo avevano già fatto, impegnandosi a introdurre un piano di riduzione delle emissioni e contrasto all’inquinamento, sempre sulla scia dell’attivismo dei Fridays.

A Torino per esempio, il testo approvato dal consiglio comunale il 1° luglio 2019 ricalcava la piattaforma di Fridays for Future, impegnava il Comune a introdurre un piano per incentivare l’uso di energie rinnovabili e il risparmio energetico, limitare e ridurre le emissioni climalteranti ed altre mozioni ambiziose quanto vaghe entro il 2020.

Aspettando il governo

Come spiega uno dei coordinatori del movimento di Torino, bisognerà aspettare ancora per conoscere i dettagli. Gli entusiasmi accesi in Comune a luglio si sono spenti nell’assemblea regionale a ottobre quando è stata respinta la dichiarazione dell’emergenza climatica (gli attivisti di Fridays for Future presenti sono usciti dalla sala, scagliandosi contro i “negazionisti“).

Nel frattempo una risposta deve arrivare anche dalla politica nazionale, alle prese con l’emergenza alluvioni, con gli allagamenti a Venezia e con il tentativo di salvare l’ex Ilva.

Tutte emergenze che a loro volta hanno fatto passare in sordina l’approvazione in Senato del decreto Clima – il provvedimento passerà alla Camera – sbandierato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, nonostante sia saltato il tanto agognato taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente.

Il Ddl prevede infatti, tra incentivi alla mobilità sostenibile, piani di contrasto all’inquinamento, 30 milioni per la riforestazione urbana, l’introduzione dell’educazione ambientale nelle scuole e altro ancora, anche l’istituzione di un tavolo permanente sull’emergenza climatica.

Foto credits: Facebook – Fridays for Future Torino

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