Mes, Salvini: «Da Conte solo bugie». Ma Tria ricorda: «I due vice premier? Immagino sapessero»
Alla trattativa per la riforma del Mes, il fondo Salva-Stati al centro della polemica tra il premier Giuseppe Conte e Matteo Salvini, c’era per l’Italia l’allora ministro del’Economia, Giovanni Tria, che in un’intervista a Repubblica ha ricostruito le comunicazioni tra lui e il premier subito dopo l’accordo sulla bozza raggiunto lo scorso giugno dall’Eurogruppo.
La polemica tra il premier e l’ex ministro dell’Interno ha raggiunto ormai toni durissimi. Conte ha minacciato querela dopo gli attacchi di Salvini, che ancora oggi su La Stampa non risparmia bordate al capo dell’esecutivo, accusato anche di tradimento nei confronti degli italiani: «Copre l’Italia di bugie», ha detto il leader della Lega al quotidiano torinese, tirando in ballo anche Sergio Mattarella: «È sempre molto attento alla Costituzione. Siamo di fronte a un atto che Conte ha ignorato. Siamo molto interessati al parere del Presidente».
Tria, che nel governo a giugno scorso era ricorda che in quella riunione si doveva «tradurre in testo definito l’accordo che era stato raggiunto nel dicembre precedente». La missione del ministro era non cedere sulla richiesta di alcuni Stati, che volevano rendere pubblici i metodi con cui doveva essere valutata la sostenibilità dei debiti sovrani. «Per noi inaccettabile», dice Tria. Perché avrebbe significato «aprire una corsa a valutazioni prospettiche anche fantasiose», con il rischio delle speculazioni dei mercati, per un tema che «per noi – dice ancora Tria – è di stretta competenza della Commissione, che è un organo politico».
L’economista ricorda come quindi «ci opponemmo e la spuntammo». La trattativa andò avanti per tutta la notte: «Nelle prime ore del mattino mi arrivò la telefonata di Conte che si complimentò per il risultato raggiunto. Immagino che i due vice presidenti del Coniglio – all’epoca Luigi Di Maio e Matteo Salvini – fossero informati del buon risultato».