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Ombre nere: le ideologie degli indagati fondate su bufale storiche e complotti antisemiti

29 Novembre 2019 - 13:26 David Puente
Indottrinati con bufale storie e complotti antisemiti, ecco a cosa credono gli indagati del caso Ombre nere

C’è chi sostiene che le bufale non cambino le intenzioni di voto, perché la verità dovrebbe farlo? Una narrativa può di fatto alimentare gli animi ribaltando le opinioni e il modo di agire delle persone, tanto da portarle a compiere gesti estremi sulla pelle di persone innocenti.

L’operazione «Ombre nere» della Digos di Enna ha portato alla luce un movimento di neonazisti armati – con tanto di esplosivi – dei quali oggi abbiamo due nomi: il primo è Francesca Rizzi, conosciuta come “Miss Hitler”, e il secondo è quello della presunta reclutatrice dei negazionisti che corrisponde al nome di Antonella Pavin, una 48enne di Padova impiegata in uno studio contabile.

L’intervista di Pavin su Repubblica.

A parlarne è Repubblica che riporta nell’odierna edizione cartacea un’intervista a quella che sarebbe una dei fondatori del Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori. Lei, come Francesca Rizzi, è di fatto una negazionista e come tale crede alle bufale e i complotti sull’Olocausto e gli ebrei.

Una delle risposte di Antonella Pavin a Repubblica.

Un conto però è lodare Salvini o Che Guevara, un altro è invocare lo sterminio, negare i lager e inneggiare a Hitler, la donna è convinta che l’Olocausto sia una fandonia e che gli ebrei siano la rovina del mondo. In un passo dell’intervista sostiene che «ad Auschwitz c’erano piscina, teatro, cinema». Ne è convinta, sulla base delle bufale diffuse dai negazionisti che calpestano di fatto la memoria di quelle persone che ci sono state e hanno perso i loro cari.

Un pezzo del “manifesto” di Miss Hitler, Francesca Rizzi

Francesca Rizzi è convinta che i Protocolli dei Savi di Sion siano reali, definendoli una guida di ciò che esprime il Talmud sul piano religioso, ma tali “Protocolli” sono una bufala storica dura a morire. I cosiddetti “saggi”, definiti come dei leader ebrei e soprannominati “Elders of Zion”, non sono mai esistiti.

Una versione dei Protocolli (US Holocaust Memorial Museum).

Nel sito del “US Holocaust Memorial Museum” possiamo consultare l’intera cronologia della storia relativa ai protocolli. L’intero documento è un falso documentale creato con quello che oggi potremmo definire “copia incolla” – come la lettera dell’inesistente Carabiniere a Ilaria Cucchi – composto da vari testi letteralmente rubati e decontestualizzati. Basti pensare che alcuni di questi erano testi satirici che non riguardavano neanche gli ebrei.

A far nascere la bufala complottista dei Protocolli sarebbero stati da una parte la polizia segreta russa – per mano di Pyotr Rachkovsky e allo scopo di alimentare l’odio verso gli ebrei nel territorio russo – dall’altro lo scrittore Sergej Aleksandrovič Nilus in un suo libro che poi venne tradotto in altre lingue giungendo in Europa e non solo. A smontare la bufala ci pensò il Times nel 1920, con prove alla mano, per poi arrivare a un libro dal titolo “History of a Lie” scritto da Herman Bernstein che ne documentava l’imbroglio. Nel 2019 un senatore della Repubblica italiana sostenne la veridicità di questi testi, Elio Lannutti:

Il tweet di Elio Lannutti.

Da anni circola, dopo quella dei Protocolli, anche un’altra teoria di complotto nata sempre negli ambienti antisemiti e in questo caso negazionisti dell’Olocausto, essendo nata a seguito dell’orrendo periodo storico: il famigerato “Piano Kalergi”.

Secondo questa bufala ci sarebbe un presunto complotto per favorire l’immigrazione extra europea allo scopo di annientare e rimpiazzare le popolazioni autoctone, ottenendo un continente di meticci che secondo la bufala sarebbero facili da manipolare sotto la guida della “razza ebraica” che, al contrario, non doveva “mischiarsi” con le altre.

Il nome del piano viene da un filosofo austriaco che ne sarebbe stato l’autore e a diffondere la falsità sul suo conto e sugli ebrei c’è un altro austriaco, Gerd Honsik, pluricondannato per aver negato l’Olocausto e deceduto nel 2009.

L’ideatore del “Piano Kalergi” Gerd Honsik (a sinistra) – Foto da Report, Twitter.

Richard Nikolaus Eijiro, questo il nome del conte di Coudenhove-Kalergi, venne accusato di essere ebreo e venne preso di mira persino da Hitler e furono proprio i testi di quest’ultimo ad alimentare il mito nei giorni nostri. Da uomo che si opponeva ideologicamente al suprematismo e all’antisemitismo, contrariamente a quanto sostengono i complottisti non ha mai fatto alcun cenno all’immigrazione extra europea per la “mescolanza della razza”. Quest’ultima è un’invenzione, appunto, del negazionista austriaco Gerd Honsik.

Bufale su ebrei e immigrati “non bianchi”, tutte fandonie che si ripetono e che ritroviamo anche nelle convinzioni di personaggi come Stephan Balliet, il nazista che tentò di assaltare la sinagoga di Halle in Germania. Narrative dannose, pericolose che non vanno sottovalutate. Basti pensare che altre, di altro genere, dovrebbero essere ampiamente ricordate come esempio: il caso “Pizzagate”.

Negli Stati Uniti un ragazzo di nome Edgar Maddison Welch entrò all’interno del Comet Pin Pong di Washington sparando una raffica di colpi fucile pensando che era tutto vero: quel locale, secondo la bufala del “Pizzagate” che circolava all’epoca, era il covo dei pedofili del Partito Democratico americano. I proprietari del locale, così come i dipendenti, erano già stati presi di mira con insulti e minacce da persone che erano cascate nella notizia falsa.

La Polizia di Stato, all’esito di un’inchiesta iniziata circa due anni fa, ha portato alla scoperta di questo arsenale di armi ed esplosivi in possesso di persone riconosciute in quanto neonazisti. Cosa sarebbe successo se non fosse intervenuta? Rischiavamo di trovarci uno Stephan Balliet nostrano pronto ad assaltare una sinagoga italiana o il ghetto ebraico a Roma perché crede davvero alle stesse teorie riportate da Francesca Rizzi e Antonella Pavin?

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