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L’Isis rivendica l’attentato di Londra: «È un nostro combattente»

30 Novembre 2019 - 20:03 Redazione
Nell'attento sono morte 2 persone, tre invece i feriti. Era già noto che l'attentatore avesse legami con gruppi terrorristici

Lo Stato Islamico ha rivendicato tramite la sua agenzia di propaganda Amaq l’attacco terroristico avvenuto il 29 novembre nel cuore di Londra, sul London Bridge, in cui sono morte due persone.

A riferirlo è Site, sito di monitoraggio del mondo jihadista, spiegando che l’aggressore di Londra sarebbe un suo “combattente” che ha risposto all’appello dell’Isis di colpire i cittadini dei Paesi che fanno parte della coalizione internazionale a guida Usa.

L’Isis, in crisi dopo l’uccisione per mano dei navy seal americani del califfo Abu Bakr al-Baghdadi e del portavoce dello Stato islamico Abu al-Hassan al-Muhajir, continua a portare avanti attacchi terroristici, come nel caso del ferimento dei militari italiani in Iraq il 10 novembre.

Chi è l’attentatore?

Era già noto che l’uomo, di nome Usman Khan, un ex detenuto di 28 anni, avesse legami con gruppi terroristici di matrice islamica. Era uscito di prigione un anno fa dopo aver accettato di indossare un braccialetto elettronico.

Khan era infatti stato condannato nel 2012 per terrorismo. Apparteneva a una cellula ispirata ad al-Qaeda che progettava una serie di attentati alla Borsa di Londra, al Big Ben, l’Abbazia di Westminster, l’ambasciata americana e la casa del premier conservatore Boris Johnson, all’epoca sindaco della capitale inglese.

Originario del Pachistan, ma cresciuto nel Regno Unito, Khan progettava insieme agli altri membri della sua cellula terroristica anche la creazione di un campo di addestramento per jihadisti in Kashmir (Pachistan) su terreno di proprietà della sua famiglia.

La polemica sulla scarcerazione

Condannato a 16 anni, Khan è stato scarcerato dopo 7 anni nel dicembre del 2018 – con l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico di sorveglianza – per un errore commesso dalla commissione per la libertà vigilata, che non ha rivisto il suo caso.

Anche se la scarcerazione è avvenuta per errore, la pena era stata ridotta seguito a una decisione presa nel 2012 di abolire una norma – nota come Imprisonment for Public Protection – che permetteva l’incarcerazione senza limiti di tempo di soggetti che rappresentavano un pericolo per la sicurezza pubblica.

Nonostante sia stata abolita da un governo a guida conservatrice (all’epoca il premier era David Cameron), il primo ministro Johnson ha comunque polemizzato, sostenendo che «Non ha senso per la società che persone condannate per terrorismo e criminali violenti godano di scarcerazioni anticipate, ogni anno va scontato».

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