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Scontro Pd-M5s sul Mes. Delrio: «Non provochino crisi di credibilità». Ma Di Maio non ci sta

30 Novembre 2019 - 20:42 Redazione
Domani sera a Palazzo Chigi ci sarà un vertice di maggioranza sul fondo Salva-Stati per provare a trovare un accordo

Tra 48 ore Giuseppe Conte riferirà in Senato sul fondo Salva-Stati (Mes), ma in attesa della sua informativa gli alleati di governo si lanciano continui avvertimenti. Domani sera a Palazzo Chigi ci sarà un vertice di maggioranza su questo tema per provare a trovare un accordo. Secondo Luigi Di Maio, che continua a confidare in un rinvio dell’approvazione della riforma del Mes in ambito europeo, non si può «firmare al buio».

A rispondere al capo politico M5s sono stati numerosi esponenti Dem, riuniti a Milano per l’assemblea di Base Riformista (l’area del Pd in cui si sono raggruppati gli ex renziani). «Siccome non ci sono elementi di merito che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale, è molto importante che diamo una dimostrazione di serietà e affidabilità. Io mi aspetto che le legittime critiche del nostro alleato non portino a provocare una crisi di credibilità per il Paese», ha detto il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha invitato i 5 Stelle a evitare ultimatum: «Questo governo ha assunto sul Mes il quadro del lavoro svolto dal precedente governo».

Poco dopo è arrivata una nota del Movimento 5 Stelle in cui vengono respinte tutte le accuse fatte dal Pd: i pentastellati hanno ribadito la loro contrarietà ai principi che caratterizzano il Mes pur assicurando di avere un atteggiamento costruttivo. «Se qualcuno vuole alzare i toni e metterla sul tema della credibilità, a noi sembra che la credibilità come Stato in tutti questi anni l’abbiamo persa proprio quando si firmava qualsiasi cosa per compiacere sempre qualche euro-burocrate».

Per il partito guidato da Luigi Di Maio il Mes è «modificabile ed emendabile». L’esatto opposto di quanto aveva affermato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri solo pochi giorni fa durante l’audizione in Senato.

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