Zanda, tesoriere Pd, attacca Renzi che gli replica: «E i soldi che ti ha dato De Benedetti?»
L’inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione di Matteo Renzi continua ad avere effetti collaterali sulla lotta politica, con colpi proibiti nella stessa maggioranza di governo. Durissimo il tesoriere del Pd Luigi Zanda, intervistato stamattina da Repubblica:
«C’è una questione di etica politica. Da segretario e da senatore del Pd, Renzi ha raccolto risorse molto rilevanti di 7 o 8 milioni convogliandole alla Fondazione Open che, come lui stesso ha dichiarato, finanziava le sue attività politiche. Come segretario del Pd avrebbe dovuto riflettere sull’evidente situazione di conflitto in cui si trovava».
Sta dicendo che mentre voi Dem eravate in difficoltà, i renziani avevano un tesoretto? Gli chiede l’intervistatrice Giovanna Casadio.
«La fatica del segretario di un partito deve essere diretta a trovare risorse per il suo partito, come hanno sempre fatto tutti i segretari che hanno preceduto Renzi. Lui era il capo del Pd e aveva la responsabilità della finanze dem. Invece, da segretario cercava risorse per la sua Fondazione Open, mentre allo stesso tempo, sempre da segretario, metteva in cassa integrazione ben 160 dipendenti del suo partito, peraltro al verde per via della campagna per il referendum costituzionale del 2016, costata uno sproposito».
La risposta di Renzi è se possibile ancora più dura:
«Il finanziamento a Open è legittimo e trasparente e tracciato. Alcuni privati hanno finanziato la Leopolda e sono stati perquisiti. Chi ha finanziato in modo trasparente e tracciato la campagna di Zanda?
L’ex editore di Repubblica e Espresso, Carlo De Benedetti. Mi auguro che tra Zanda e De Benedetti sia tutto in regola, come dice Zanda della Leopolda. Ma se tutto è sospetto, se tutto è contestabile, chi può garantire che domattina qualcuno non perquisisca De Benedetti portandogli via telefonino e tablet?
E qualche malevolo potrebbe sostenere che esista un conflitto di interessi tra il business dell’Ingegnere e l’azione politica di Zanda. Se la cultura del sospetto prende il posto della cultura del rispetto tutto può essere messo in discussione. Tutto. La politica deve garantire il finanziamento da parte dei privati, senza che i magistrati criminalizzino o perquisiscano gli imprenditori specie se neanche indagati».
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