Hong Kong, nuovi scontri tra manifestanti e polizia. Corteo pacifico fuori dal consolato americano: «Grazie Donald»
Chi credeva che lo sgombero delle università avrebbe spezzato la volontà degli studenti si è dovuto ricredere oggi quando di nuovo migliaia di persone sono scese in piazza a Hong Kong per chiedere maggiore autonomia e democrazia, dopo la vittoria dei candidati pro-democrazia nelle elezioni distrettuali di settimana scorsa in cui hanno vinto l’87% dei seggi.
Le manifestazioni si sono svolte, come nelle settimane precedenti, nonostante il divieto delle autorità di Hong Kong: sono state tre in totale, le prime due pacifiche, mentre la terza ha visto nuovi scontri tra i manifestanti e le forze di polizia.
Scontri violenti
Gli scontri più violenti sono avvenuti nel quartiere commerciale di Tsim Sha Tsui, pieno di negozi e locali, nel distretto di Kowloon, lo stesso che ospita la sede del Politecnico occupata circa due settimane fa dagli studenti.
Agli atti vandalici dei manifestanti – che hanno colpito negozi visti come vicini a Pechino – la polizia ha risposto come in passato sparando proiettili di gomma, spruzzando lo spray al peperoncino e con il lancio di lacrimogeni. Un uomo intento è stato colpito alla testa mentre cercava di smantellare un blocco stradale eretto dai manifestanti. Almeno una persona è stata arrestata.
L’appello agli Stati Uniti
Qualche ora prima una folla si era radunata davanti al consolato americano per ringraziare Washington del sostegno arrivato nei giorni scorsi alla protesta. Il 28 novembre Donald Trump ha infatti firmato una legge che impegna gli Stati Uniti a valutare ogni anno se la Cina rispetta le libertà speciali di cui godono i residenti di Hong Kong.
Centinaia di manifestanti hanno sfilato con le bandiere americane, molte anche le maschere con il volto del presidente americano. C’è anche chi invocava un intervento americano in difesa di Hong Kong dalla Cina.
In settimana la Cina è stata anche oggetto di critiche anche da parte dell’Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha chiesto maggiore ascolto per i giovani di Hong Kong. Dura la replica della Cina che ha invitato le Nazioni Unite a non interferire nei suoi “affari interni”.
In copertina manifestanti pro-democrazia al distretto Tsim Sha Tsui, Hong Kong, China, 1 dicembre 2019. EPA/Migeul Candela
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