Omicidio Sacchi, sequestrati i cellulari di Anastasia e Princi per risalire al “finanziatore”: sotto esame chat e contatti
Risalire a un presunto terzo uomo che avrebbe finanziato la compravendita di 15 chili di droga, trasformatasi in tentata rapina finita in omicidio. Questa la ragione per cui gli inquirenti che indagano sull’omicidio di Luca Sacchi hanno proceduto al sequestro del cellulare della fidanzata, Anastasia Kylemnyk, e dell’amico di liceo Giovanni Princi, pregiudicato ora in carcere.
Obiettivo di chi indaga è quello di analizzare i contatti degli ultimi giorni prima del delitto tra la 25enne, Princi e una probabile terza persona. Quella che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe fornito ai due i 70mila euro che erano nello zainetto rosa di Anastasia e che sarebbero serviti all’acquisto di 15 chili di droga.
Gli ultimi sviluppi
Solo pochi giorni fa la pm che ha coordinato le indagini, Nadia Plastina, ha messo nero su bianco, per la prima volta, il ruolo di Luca Sacchi nella storia che lo ha visto coinvolto.
Stando a quanto emerso finora dalle indagini, non è chiaro se Sacchi abbia partecipato o meno nel mettere insieme la somma di 70mila euro che la fidanzata Anastasia dovrà offrire allo spacciatore Valerio Del Grosso.
Ma una cosa, secondo gli inquirenti, è chiara: Luca ha partecipato alla trattativa per l’acquisto di droga. Quando i “mediatori” mandati da Del Grosso vanno da Anastasia e dall’amico Giovanni Princi per controllare se abbiano i soldi, c’è anche lui. Assiste a un dialogo in cui si parla di «roba», vede Anastasia tirare fuori dallo zaino almeno una mazzetta di contanti.
La tesi è confermata proprio dal riconoscimento di Luca da parte di uno dei mediatori, Simone Piromalli: «Anche il ragazzo disteso a terra faceva parte del gruppo con i quali lui e Rispoli si erano in precedenza incontrati».
Per la pm, nonostante i due giovani – Luca e Anastasia – non fossero dediti all’attività dello spaccio, si presume fossero attratti dalla prospettiva di «facile arricchimento»:
«Estranei a contesti malavitosi per storia familiare e personale, e comunque non dediti al consumo personale (l’autopsia del Sacchi, i cui organi peraltro sono stati donati su autorizzazione dei familiari, lo esclude per lui). La spiegazione non può che essere la prospettiva di facile arricchimento, senza escludere l’attrazione “malata” per il mondo della malavita, attrazione in altre occasioni riscontrata nel corso di indagini nei confronti della criminalità organizzata alla quale si erano uniti giovani insospettabili, in quanto appartenenti a ben altri contesti sociali».
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