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Mes, il fuoco di fila sul premier (solo contro tutti): Salvini sul Mes fa l’anti-Conte. E Renzi si gode la scena

02 Dicembre 2019 - 19:40 Francesca Martelli
«Se fossi in lei mi preoccuperei, mancavano sessanta parlamentari della sua maggioranza oggi. Non guardi me, guardi là», ha intimato il segretario del Carroccio. Ma lo sguardo del presidente del Consiglio è rimasto fisso su di lui

Nell’aula di Palazzo Madama una linea immaginaria univa i due Mattei. Il senatore Renzi ha ascoltato quasi tutta l’informativa di Giuseppe Conte sulla riforma del Mes, poi è partito per Milano. Ma poche ore prima, nel salone Garibaldi (il Transatlatico del Senato) si è intrattenuto con cronisti e parlamentari, incrociando anche il segretario della Lega. L’ha salutato con un plateale: «Compagno, Salvini!».

Ore 16.05 – Salvini rilegge il suo intervento

L’altro Matteo è entrato in aula appena si è presentato il presidente del Consiglio. E per tutta la durata del suo discorso, ha sistemato il suo intervento. Mentre i senatori leghisti gli passavano degli appunti: alcuni li apprezzava, altri decisamente meno. Alla fine la risposta all’intervento molto tecnico di Conte, è stata totalmente politica. Nessun riferimento a cifre o dati, ma un j’accuse sui «risparmi degli italiani a rischio», gli operai lasciati «senza risposte» e la batosta elettorale in Umbria.

La Lega ha accusato il presidente del Consiglio di avere detto bugie sul Mes. In aula, dove si è sfiorata l’ennesima rissa, è spuntata anche una statuetta di Pinocchio. Una linea opposta a quella del governo, secondo cui tutti invece (nel governo giallo-verde) sapevano dello stato delle trattative. E all’epoca «non ci furono interventi critici nemmeno da parte del senatore Bagnai», ha sostenuto Conte.

L’asse Lega-5 Stelle sul Mes

La conclusione del discorso di Matteo Salvini puntava a insinuare dubbi sul sostegno dei 5 Stelle al presidente del Consiglio. «Se fossi in lei mi preoccuperei, mancavano sessanta parlamentari della sua maggioranza oggi. Non guardi me, guardi là», gli ha intimato il segretario del Carroccio. Ma lo sguardo del presidente del Consiglio è rimasto fisso su di lui.

Tra i banchi del governo non c’era Luigi Di Maio, presente invece alla Camera. Al termine della seduta è Conte a provare a ricucire con lui: «Le criticità espresse da Di Maio sono pienamente comprensibili. Screzi con lui? Assolutamente no», ha detto ai cronisti.

Intanto sui social i parlamentari leghisti hanno continuato a commentare (e bocciare) la versione di Conte. Spingendosi più in là negli attacchi politici: in aula è stato il professor Bagnai a dare appuntamento a domani, quando la trasmissione televisiva ‘Le Iene’ manderà in onda un servizio sul premier. «Ora ha altri problemi» ha detto il senatore leghista riferendosi alla vicenda del concorso universitario sostenuto da Giuseppe Conte a Caserta, nel quale uno dei commissari era proprio il suo «mentore» Guido Alpa.

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