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Conte apre a un rinvio del Mes: «Non firmo cambiali in bianco»

04 Dicembre 2019 - 06:59 Redazione
Dal vertice della Nato di Londra, il premier apre a un rinvio sul Meccanismo europeo di stabilità

Dal vertice della Nato di Londra, Giuseppe Conte, rispondendo alle attese del M5s, apre a un rinvio del Mes. «Sul Mes non escludo un rinvio, fino a quando non si appone la firma ci sono margini di miglioramento e io non firmo cambiali in bianco», dice il premier in un’intervista al Corriere della Sera. «Noi ci stiamo muovendo in una logica di pacchetto, ciò significa che il progetto comprende unione bancaria e monetaria: è giusto che l’Italia si esprima solo quando avrà una valutazione complessiva su dove si sta andando, io ancora non ho firmato nulla, tanto meno una cambiale in bianco», afferma Conte alla vigilia dell’Eurogruppo in cui affronterà la spinosa questione del Meccanismo europeo di stabilità.

Al giornalista Marco Galluzzo che gli fa notare che un no dell’Italia metterebbe in cattiva luca il Paese, Conte risponde: «Nemmeno per sogno, ci sono 19 Paesi che stanno scrivendo una riforma, c’è una sintesi nazionale da fare e poi una europea». Per il premier però «bisogna evitare la fanfara propagandistica che fa salire lo spread, l’Italia ha un debito sostenibile e il Mes si attiva su base volontaria. Ci siamo battuti perché la valutazione del debito non fosse automatica».

Il presidente del Consiglio, poi, smentisce una sua eccessiva vicinanza al Pd, con cui sul tema Mes si è trovato d’accordo: «Non sono vicino a nessuno, sono un capo di governo che sta portando un programma di 29 punti, ho un rapporto più facile, per ragioni storiche, con il Movimento 5 Stelle, ma non si può fare una comparazione. Il Pd lo sto conoscendo ora, è una stupidaggine dire che sul Mes sono più vicino al Pd, il Pd è arrivato adesso».

Per quanto riguarda la prescrizione che, dopo il Mes, sembra essere il nuovo fronte caldo dello scontro tra Partito Democratico e M5s, Conte è sicuro: «Troveremo un accordo». Infine si difende sulla vicenda del presunto conflitto d’interessi, avanzato dalla trasmissione Le Iene, in merito al concorso del 2002 con cui divenne professore di diritto privato. «Ho chiarito tutto, anche con loro, c’è solo un progetto di parcella e non una parcella, ed è del 2009 il concorso è del 2002. Non vedo come il concorso possa essere inficiato», dice il premier.

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