L’Unione europea lancia l’allarme sugli obiettivi climatici del 2030
Senza una svolta importante, l’Ue è destinata a fallire la maggior parte degli obiettivi su clima e ambiente per il 2030. Questa la conclusione del SOER 2020, il rapporto dell’AEA (Agenzia europea per l’ambiente) volto a comprendere il livello e la diffusione delle politiche ambientali nei paesi dell’Unione, e gli impatti del cambiamento climatico.
Secondo Hans Bruyninckx, direttore dell’agenzia, «Abbiamo visto del progresso in alcune aree, ma non abbastanza per centrare i nostri obiettivi di lunga durata. Abbiamo già l’esperienza, la tecnologia e gli strumenti per trasformare in maniera sostenibile sistemi di produzione e consumo chiave, come il cibo, la mobilità e l’energia».
Il rapporto ha preso in analisi 35 aspetti fondamentali della salute ambientale, come la presenza di gas serra nell’aria, lo smaltimento dei rifiuti, la contaminazione dei terreni, lo stato di salute di uccelli e farfalle; soltanto in sei casi i valori europei sono risultati adeguati. Meno di un quarto delle specie protette e meno di un quinto degli habitat sono in un buono stato di conservazione; un quinto delle popolazioni urbane vive in zone dove la concentrazione di agenti inquinanti nell’aria supera almeno uno standard di qualità Ue.
Il documento ha il fine di informare la commissione europea in arrivo sul «new green deal» europeo, l’agenda verde attesa per l’11 dicembre, e per i delegati a COP25, la conferenza sul cambiamento climatico in corso a Madrid. I riferimenti al green deal sono diffusi, facendosi spazio anche nei commenti al rapporto delle associazioni ambientaliste.
Secondo il Climate Action Network, l’esecutivo europeo dovrebbe «fissare un target di riduzione delle emissioni al 65% per il 2030 e neutralità per il 2040». Wwf incoraggia «la commissione a formulare proposte di vasta portata». Per Greenpeace l’Ue non può continuare a «promuovere la crescita economica limitandosi a gestire le conseguenze sociali e ambientali, serve un cambiamento radicale dei nostri sistemi di produzione e consumo». Secondo Birdlife «il Green Deal deve rappresentare una vera inversione di marcia», per evitare la contaminazione definitiva delle «risorse biologiche da cui dipendono le nostre stesse vite».
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