In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀGiovaniUniversitàWork in progress

L’arte in Italia è morta? Le proteste degli studenti delle Accademie: corsi soppressi, pochi docenti e nessun fondo

05 Dicembre 2019 - 12:57 Giada Ferraglioni
Cosa vuol dire studiare arte oggi in Italia? Vuol dire carenza di docenti, corsi soppressi, mancanza di dottorati, impossibilità di laurearsi, assenza di albi professionali. Ecco cosa chiedono gli studenti con la «chiamata alle Arti»

Gianluca Porzio ha 23 anni e studia all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Sarebbe l’ultimo anno di studio prima di prendere il diploma in Decorazione, in una delle città in Italia che più attrae giovani artisti e creativi.

“Sarebbe”, perché non è scontato che riuscirà a finire gli esami per tempo, o che potrà accumulare i crediti necessari per potersi diplomare in linea con il suo percorso formativo. A tutte le difficoltà che riguardano l’ambiente delle Accademie, il 1° luglio se n’è aggiunta un’altra: la messa al bando dei contratti co.co.co per i docenti, serviti finora per sopperire internamente alla mancanza di assunzioni da parte del Miur.

L’abolizione dei contratti arriva con l’entrata in vigore di un articolo della legge del 2001 (165/2001) varata con lo scopo di arginare il precariato e che impedisce alle Istituzioni di redigere contratti subordinati o di tipo coordinativo.

La conseguenza? «Molti docenti rischiano di non esserci più, e con loro i corsi che tenevano», spiega a Open Gianluca, che è anche il presidente della Conferenza dei Presidenti delle Consulte Studenti ABA e ISIA – organo istituito nel 2013 che riassume tutta la rappresentanza studentesca delle Accademie di Belle Arti e dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche.

ANSA, foto di Alessandro Di Marco | Accademia Albertina Di Belle Arti, Torino

«Questa è l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso», dice. «Anche la legge del 1999 (508/1999) è incompleta e poco chiara. Sono 20 anni che aspettiamo che le cose si sblocchino, e invece sembrano andare sempre peggio».

La «chiamata alle Arti»

Nella stessa situazione di Gianluca sono gli studenti e le studentesse di tutte le Accademie e i Conservatori d’Italia. Le conseguenze non sono solo una minaccia futura, ma sono già la realtà dei fatti: «Molte lezioni sono state già sospese – dice ancora Gianluca – perché alcuni docenti assunti con co.co.co ora sarebbero illegali. Solo nella mia Accademia, circa 40 docenti sono a contratto e non sanno se possono lavorare o meno».

«Gli studenti non hanno corsi, non possono laurearsi», insiste. «I docenti non permettono di fare la laurea con loro non essendo certi di poter continuare a lavorare».

Gli studenti stanno cercando così di far sentire la loro voce dopo che i professori tentano da 8 mesi, senza successo, di incontrare il ministro dell’Istruzione. Le rappresentanze studentesche hanno lanciato una «chiamata alle Arti» che per ora ha portato ad un incontro con il capo di gabinetto dell’attuale ministro Lorenzo Fioramonti.

https://www.facebook.com/cpcsai/posts/993687674326454?__xts__[0]=68.ARA0_xpREU_gATVx1z6EHTNhMaQl4riN8jvhgle3mxbwyBhQ06BUrB9HLszgzjBdyeKyOlzWjd4U8st0OtRGfwqNGcvVuvNomiikMbToU2rEf8GAA1Km_PznecQ5mPFA0Arl2vTVymnqZaWiChlHYL_b4qpwpw6eHjr5rUuLzkIzWdOcSCTOMbLNonvLs0oAcMkwgqdvaOEN-EyPjZmwtKbdokLzWBY9u-6lOqO0-jRgdEdWSoh6ut00uYwNZFvOJqoFYvhlbjmN5AQb4qIvp9iStZ3crmaNZ-fEDz6KumlzoZNVZtd27D0gka7JcJvcmOMRUdHbq9S5akGj_pDJ-Fo&__tn__=-R

«Abbiamo provato a sognare una laurea», scrivono nel manifesto delle mobilitazioni. «Ad accontentarci di un diploma. A credere alla favola dell’equipollenza. A studiare senza continuità didattica. A seguire lezioni senza docenti. A lavorare senza materiale. A fare ricerca senza dottorati. A fare a meno di un albo. Ci abbiamo creduto senza essere mai considerati».

«Il capo gabinetto ci ha promesso che il Ministero sta cercando di risolvere la questione – spiega Gianluca – già con un emendamento alla legge di bilancio. Ma anche se così fosse, i provvedimenti partiranno dal 2020, il che significa aver perso tutto il primo semestre di corsi, esami e sessioni di diploma».

I rischi per gli studenti

La problematica va a toccare il nervo scoperto della capacità dello Stato italiano di garantire il diritto allo studio, sancito dall’articolo 34 della Costituzione. «La sospensione dei corsi significa anche un’altra cosa», spiega Gianluca. «Molti degli studenti e delle studentesse che hanno vinto una borsa di studio, non potranno acquisire i crediti sufficienti per poterla prendere e per poter, quindi, continuare a studiare».

Tra l’altro, gli studenti delle Accademie di Belle Arti sono già messi alle strette dalla scarsità degli appelli durante l’anno (3 in tutto), che rende difficile poter sostenere più esami nelle varie sessioni e rispettare il minimo di crediti sufficiente a vincere la borsa. «In Accademia e in Conservatorio abbiamo solo tre appelli in tre sessioni: ci sono persone che hanno cinque o sei esami nello stesso giorno, e addirittura nella stessa ora. Sostenerli è spesso fisicamente impossibile».

https://www.facebook.com/cpcsai/posts/993232554371966?__xts__[0]=68.ARD1IrD3OjEn5PO_uKAw-upeX421Bl97XcE1PbsWZG-5qKiLfl6yTyaEjChziZByqqnbV_wPJ2tV8x9bagZcPoPqri_YFBYsmxPCiUzTsrfeTAraboL1PmGl7DlFSo8CTGcmM8cRadt4HWFaK54bRkJnMvZJyVtwENVNQIvYr6ODyZi75ykBsSu9-RaQpLvvZV3_BA9ssnyFrZ6n8L7ZMc9K-1f_cvFOLI0cC0g9lpQnyjl1PwsoKgBhjiAnm0UAjv6KVGUJQj4uK8SRQXRZv34K0scaN7jSsDRxxbTO-75vMEeZA-lqkEaLruZSa2TSCh7KX7Som6G_RAhAotMrlbutgbxIUpYlGRGLTsxRUQRRvRyWqNsa5FmVF8QdqZYMzNiNPjp6GwS-yWGDz-49p024cYgwNuJp3O_GDHiRG2j4kO_SejeKAF3UAkf8q-utGFw8mqO8f675MCKOGC1ojOOpjfvAwDxXOfWbmHaA0HMemxHOY0s&__tn__=-R

A tutto questo si aggiunge sia il problema (ormai atavico) del taglio dei fondi all’istruzione, sia l’universo problematico degli istituti AFAM – Alta formazione artistica, musicale e coreutica. «Studiamo in aule minuscole, non abbiamo abbastanza materiale per tutti. Non abbiamo assegni di ricerca sufficienti e rischiamo anche di perdere i tutor per gli studenti disabili».

«Già il mondo del lavoro per noi è particolarmente difficile. Siamo spesso lavoratori autonomi, che in Italia vuol dire quasi sempre essere precari e con poche tutele», conclude Gianluca. «In questo modo vengono a saltare anche le premesse di una possibile ripresa del settore».

Leggi anche:

Foto copertina: Christian Fregnan su Unsplash

Articoli di ATTUALITÀ più letti