C’è un circolo vizioso difficile da scardinare: dal boom dell’industria petrolifera, che dal 1950 in poi ha iniziato a sorpassare il carbone nella produzione di energia, al fabbisogno delle persone di accedere a quell’energia. Tanto accendere una luce in casa quanto illuminare un’autostrada, oggi, sono attività imprescindibili.
Ogni interruttore che schiacciamo, tuttavia, ha un impatto sull’ecosistema che solo il tempo mostrerà. Ma vento, sole, mare e tutte le energie rinnovabili non sono ancora in grado di sostituire al 100% le fonti energetiche indispensabili per le persone e per il progresso. E che, purtroppo, contribuiscono all’emissione di CO2 nell’atmosfera: cos’è l’effetto serra e le conseguenze del cambiamento climatico sono storia nota.
Le responsabilità del settore petrolchimico
Il 35% delle emissioni globali di anidride carbonica e metano è prodotto da 20 multinazionali del settore petrolchimico. Il Climate Accountability Institute, un istituto di ricerca no-profit americano, ha elaborato un report: eloquente: dal 1965 al 2017, oltre un terzo di tutte le emissioni da combustibili fossili e cemento del mondo sono state causate dal settore oil&gas. Parliamo della mastodontica cifra di 480 miliardi di tonnellate di CO2. Sul podio, la compagnia saudita Saudi Aramco (4,38% del totale), la statunitense Chevron (3,2%) e la Gazprom (3,19%).
Pensare “green”
Non è tutto fumo quello che viene prodotto per permettere agli ospedali di funzionare, alle aule scolastiche di essere riscaldate, alle persone di vivere con standard qualitativi degni del terzo millennio. Ci sono aziende, anche nel settore energetico, che hanno preso a cuore la questione ambientale, iniziando a investire risorse per dare un’impronta etica alla propria attività. È la responsabilità sociale d’impresa ed è importante affinché ogni realtà, piccola o grande che sia, dia il proprio contributo per risolvere dei problemi che un tempo erano soltanto di competenza pubblica.
Un albero per ogni contratto
Lo sappiamo: non esiste tecnologia migliore della natura per contrastare l’accumulo dell’anidride carbonica. Boschi e foreste sono lo strumento più efficace per convertire la CO2 in ossigeno. Per questo motivo E.ON, società attiva in Italia dal 2000 e che vende energia tanto a grandi gruppi industriali quanto a singoli cittadini, ha lanciato il progetto Boschi E.ON. Per ogni nuovo contratto dell’offerta E.ON GasVerde Più, è prevista la piantumazione di un albero in una della aree selezionate dal progetto.
Ventisei boschi E.ON
È dal 2011 che E.ON è impegnata nella forestazione dei territori italiani: ad oggi, sono stati piantati oltre 83.000 alberi che stanno crescendo e formando ben 26 boschi sul territorio italiani. Questa esplosione di verde, che per adesso ha coinvolto Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Puglia, ha la capacità di assorbire 55.000 tonnellate di CO2 nel proprio ciclo di vita.
Dalla terra al mare
Anche gli oceani hanno il loro peso nel contrasto alla CO2: le alghe, nel ciclo del carbonio, contribuiscono a catturare la CO2 e trasformarla in biomassa che si deposita sul fondale degli oceani. Per tutelare l’ambiente marino E.ON ha avviato Energy4Blue, un progetto che, in collaborazione con Legambiente, punta a proteggere e salvaguardare il mare e quindi il futuro del pianeta. Per farlo, insieme, hanno scelto di sostenere tre grandi iniziative di prevenzione e di pulizia dei rifiuti, oltre che di tutela delle specie marine. In particolare, ogni cliente che sottoscrive un’offerta di fornitura di energia rinnovabile LuceBlu contribuirà con un’azione concreta al progetto.
La predisposizione della Generazione Z
Pwc Italia, società di revisione e consulenza, ha fatto un’analisi sui comportamenti di acquisto della Generazione Z, ovvero quei ragazzi nati tra il 1996 e il 2010. Lo studio, che si concentra sul settore moda, ha evidenziato come i giovani siano ben disposti a pagare un sovrapprezzo che varia dal 5% al 10% se quel prodotto di abbigliamento corrisponde a un basso impatto ambientale e sociale.
Dal tessile…
Quella di E.ON non è la prima esperienza di responsabilità sociale d’impresa legata all’ambiente. La marca di abbigliamento Patagonia ha fatto dell’eco-sostenibilità la sua mission: ritorno di immagine, certo, ma anche tante azioni che incidono nella lotta al cambiamento climatico. Una fra tutte, l’1% del profitto dell’azienda è devoluto al finanziamento di onlus e attivisti che lottano per la tutela dell’ambiente.
…alla musica
Anche l’industria musicale ha un forte impatto ambientale. Basta immaginare l’organizzazione di una tappa di un concerto: camion per il trasporto di palco e luci, fan che imbottigliati nel traffico per raggiungere il parcheggio dello stadio, volantini e stampe dei cantanti. L’elenco sarebbe lungo, ma altrettanto lunga è la lista di azioni positive che gli artisti stanno mettendo in pratica per tendere una mano all’ambiente.
Elisa, il cui tour Diari Aperti è inaugurato dalla voce di Michael Leonardi, ha deciso di adottare, insieme con Treedom.net, 2.000 alberi. Anche gli Eugenio in Via Di Gioia, recentemente selezionati per Sanremo Giovani 2020, hanno lanciato un sito green oriented: ogni minuto passato ad ascoltare un loro brano o a informarsi circa le tematiche ambientali, sarà convertito in alberi per ripiantare una porzione della foresta in Trentino, distrutta l’anno scorso dalla tempesta Vaia.