Neolaureati, solo 2 su 10 hanno fatto lavori attinenti al loro percorso. E l’86% non ha fatto esperienze all’estero
Un altro – l’ennesimo – bagno di realtà sul mondo del lavoro giovanile. Questa volta la fotografia arriva direttamente da AlmaLaurea, il portale di orientamento tra Università e mondo del lavoro che raccoglie i dati dei laureati e neolaureati in Italia.
Le informazioni diffuse sugli studenti e le studentesse che hanno conseguito una laurea nel 2018 (un campione di 259mila su un totale di 280mila), mettono in luce ancora una volta le difficoltà che riguardano le giovani generazioni nei primi anni della loro età adulta.
Le esperienze di studio all’estero
Secondo i dati AlmaLaurea, nemmeno 2 studenti su 10 hanno avuto delle esperienze all’estero durante gli anni di formazione. L’86% di loro, infatti, ha risposto al questionario di non essere mai uscito dai confini italiani per motivi di studio.
Dati che mettono in crisi la vulgata della “generazione Erasmus”, che, vuoi per motivi burocratici, vuoi per motivi di borse di studio carenti (solo il 23% ne ha usufruito nel corso degli anni accademici), è sempre meno messa nelle condizioni di poter partire serenamente. Il progetto di mobilità europea, comunque, stando ai dati, rimane la principale (se non l’unica) àncora per la partenza.
“Lavoretti” e tirocini
Più della metà dei neolaureati (il 64%) ha dichiarato di aver lavorato per mantenersi durante gli studi. La stragrande maggioranza di loro ha optato per lavori «occasionali, saltuari e stagionali», piuttosto che scegliere un impiego a tempo pieno o part-time.
Il dato più eloquente però riguarda l’ambito dell’occupazione: stando ad AlmaLaurea, infatti, solo il 24% di loro è riuscito a trovare un lavoro che fosse coerente con il loro percorso di studi.
Appena sufficiente (il 59%) anche la percentuale di studenti che ha potuto fare un’esperienza di tirocinio o stage durante l’Università. La maggior parte delle possibilità vengono fornite dallo stesso Ateneo, e in larga misura, poi, vengono svolte al di fuori. Molti meno, invece, gli studenti che sono riusciti a farsi riconoscere un’esperienza lavorativa autonoma come stage dalla propria Facoltà.
Prospettive e desideri
Il settore pubblico e quello privato se la giocano di qualche decimale sulle preferenze degli studenti, che si dividono al 50-50 tra le due realtà. Quel che è certo è che i neolaureati del 2018 preferirebbero avere un lavoro a tempo pieno (84%), e preferibilmente con un contratto a tutele crescenti (il nuovo indeterminato).
Se si dà un’occhiata alle caratteristiche che vorrebbero da un impiego, però, l’indipendenza è tra le più alte classifica (la vorrebbero il 56,5% degli intervistati): ancora una prova che il lavoro dipendente, tra i più giovani, è desiderato principalmente nella misura in cui fornisce più tutele di quello autonomo.
Importante anche l’opportunità di contatti con l’estero, che inquadra la bassa percentuale di mobilità durante gli anni di studio in un quadro di problematicità economica o burocratica.
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Foto copertina: Foto d’archivio, Johnny Cohen