La banana da 120 mila dollari di Cattelan diventa un tormentone: le imitazioni dell’opera su Instagram
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Nel vocio che è venuto a crearsi tra chi rigetta l’idea che la composizione possa essere definita «opera d’arte» e chi difende strenuamente la natura artistica dell’istallazione, resta il fatto che Comedian, la banana affissa sulla parete con lo scotch argenteo da Maurizio Cattelan, è diventata a tutti gli effetti un tormentone.
Un tormentone istillato in prima istanza dalla vera e propria composizione di Cattelan, ritenuta «troppo banale», «troppo basilare», «troppo povera». «Troppo»: una banana da pochi centesimi incollata a un muro con un pezzo di nastro adesivo elevata allo stato di arte è un qualcosa di «troppo» per esser definita «arte».
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Il «troppo» nell’arte concettuale
«Troppo», come l’alto numero di persone che si sono riversate intorno allo stand dopo la performance dell’artista newyorkese David Datuna che ha deciso di staccare l’istallazione di Cattelan e di mangiare con gusto la banana davanti allo sguardo attonito, ma anche divertito, dei presenti.
«Troppo», come il costo dell’opera che oscilla tra i 120mila e i 150mila dollari e che ha fatto indignare i più. Ma è proprio dietro quest’ultimo «troppo» che si inserisce l’intento di Maurizio Cattelan e il tentativo dell’artista di far riflettere il pubblico sul valore dato dalle persone agli oggetti, di come questi si muovano nel mondo, nonché sulla discrepanza tra costo effettivo della materia prima e costo finale sul mercato.
Una discrepanza di costi su cui influisce la domanda e l’offerta, ma anche il valore dell’idea e del concetto, ben più profondo – in teoria – del risultato estetico e percettivo dell’opera finale in sé. E seppur in molti abusino del concetto di «arte» e della definizione di «artista», è altresì vero che l’arte concettuale è sempre stata “accolta”, dalla maggior parte del pubblico, con un’intramontabile sindrome: «L’avrei saputo fare anche io».
La sindrome de «L’avrei saputo fare anche io» e la risposta – forse involontaria – di Cattelan e Perrotin
Ma Maurizio Cattelan e la Galerie Perrotin, partendo proprio dalla famigerata banana – già simbolo iconico della produzione e distribuzione di massa ai tempi di Andy Warhol – hanno saputo accogliere – forse involontariamente – proprio chi liquida spesso l’arte concettuale all’«avrei saputo fare anche io», coinvolgendo il pubblico anche sul piano digitale, di meme in meme. E così è nato l’account Instagram @cattelanbanana.
Sul profilo, rigorosamente «powered by @galerieperrotin», vengono raccolte tutte le repliche ironiche e le imitazioni dell’opera della banana di Cattelan. Sfogliando l’account si possono vedere cetrioli, calzini, hamburger, pane, arance, tatuaggi, opere d’arte, persone, tutto rigorosamente sigillato dal nastro argenteo, come in Comedian.
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Un’imitazione attuabile da tutti e replicabile in infinite varianti, ma con una portata potenziale – a livello di pubblico – ben più ampia rispetto a quella della semplice banana con lo scotch esposta nello stand della galleria all’Art Basel Miami Beach.
Un’operazione che va oltre l’opera in sé, oltre la vendita, oltre il costo. È una performance continua e capillare, che riconduce però sempre all’archetipo di Comedian e induce, continuamente, alla riflessione già menzionata: qual è, oggi, il valore che diamo agli oggetti?
E in estrema sintesi, come dichiarato nel comunicato della Galerie Perrotin, «Comedian, nella sua semplicità compositiva, ci ha restituito un complesso riflesso di noi stessi» su cui riflettere, in qualità di individui e di società.
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