49 milioni della Lega, perquisita la società di un deputato. Ecco come è sparita una (piccola) parte del tesoro
Un meccanismo semplice che, proprio per questo, potrebbe essere emblematico di un metodo consolidato ed usato più volte. Il nuovo filone dell’inchiesta della procura di Genova sul “tesoretto” della Lega (i 49 milioni di fondi elettorali oggetto di truffa incassati tra il 2008 e il 2012 e poi spariti) che i pm liguri stanno cercando di rintracciare racconta una storia di riciclaggio abbastanza semplice. Gli indagati sono cinque, compreso l’assessore regionale Stefano Bruno Galli. Ma sullo sfondo, con un ruolo da protagonista sebbene non da indagato, appare il parlamentare Paolo Massimo Boniardi, titolare di un’azienda che stampa volantini e materiale propagandistico, perquisita sempre oggi, 10 dicembre, dalla Guardia di finanza.
Il meccanismo, secondo la ricostruzione dei pm e degli investigatori è più o meno questo: all’epoca della candidatura di Maroni a governatore della Lombardia (2013) dal conto generale della Lega presso Banca Aletti escono 450mila euro, destinati all’associazione Maroni presidente (soggetto giuridico diverso dalla Lista Maroni presidente), con la causale di “spese elettorali”.
L’associazione gira i soldi ad altri conti intestati alla Lega e da qui ad alcune aziende che dovrebbero stampare materiale elettorale, tra le quali la Boniardi Grafiche. La Boniardi emette fattura, ma i volantini non vengono stampati e lo stesso sarebbe accaduto anche per la Lembo srl che lo scorso luglio ha cessato l’attività.
I soldi fatturati a questo punto sono puliti e dalle casse dell’azienda vengono portati fuori, molto probabilmente all’estero. La convinzione degli inquirenti genovesi è che siano passati per la Sparkasse, ma su questo punto non c’è certezza visto che i diretti interessati smentiscono.
La cosa interessante, però, è il metodo: le piccole spese elettorali non effettivamente realizzate potrebbero essere state tante e rappresentare il tassello che manca per capire come sono spariti i 49 milioni.
Il tutto mentre tra dieci giorni, il 21 dicembre, la Lega Nord, in debito con lo Stato, si appresta a diventare la bad company, mentre la Lega di Salvini potrà ripartire.
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