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Ex Ilva, il tribunale spegne l’Altoforno 2: stop da venerdì. Fulmine sulla trattativa governo-ArcelorMittal: torna l’incubo chiusura

11 Dicembre 2019 - 05:51 Redazione
Resterebbero attivi solo due altoforni su tre, mettendo a rischio la produzione della fabbrica. Oltre a fornire ad ArcelorMittal un argomento decisivo per abbandonare l'impianto tarantino

Il Tribunale di Taranto ha rigettato la richiesta di proroga presentata dai commissari dell’Ilva in As sull’uso dell’Altoforno 2, sequestrato e dissequestrato più volte nell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella. I commissari chiedevano un anno di tempo per ottemperare alle prescrizioni di automazione del campo di colata. La decisione è del giudice Francesco Maccagnano, dinanzi al quale si svolge il processo sulla morte di Morricella, che si esprimerà tra l’11 e il 12 dicembre.

Venerdì 13 dicembre, quindi, dovrebbero essere avviate le operazioni di fermata dell’impianto dell’altoforno 2 perché scadono i tre mesi concessi dal Tribunale del Riesame per ottemperare alle prescrizioni. La Procura ieri aveva dato parere favorevole alla richiesta di proroga avanzata dai commissari di Ilva in As dopo aver letto la relazione depositata dal custode giudiziario del siderurgico Barbara Valenzano.

L’azienda, spiega il giudice, ha avuto quattro anni per mettere in sicurezza l’Afo 2, escludendo quindi altre proroghe che significherebbero solo «ulteriore compressione dell’interesse alla tutela dell’integrità psicofisica dei lavoratori operanti presso l’altoforno». Secondo Maccagno, quindi, non può «essere ulteriormente proseguita» la produzione a discapito della sicurezza sul lavoro. Maccagno specifica, come riporta il Fatto quotidiano, che nel cosiddetto «piano di colata» i rischi per gli operai sono ancora troppo alti.

La trattativa tra governo e ArcelorMittal intanto prosegue, ora più complicata e con una nuova spada di Damocle sulla testa, visto che lo spegnimento dell’Afo 2 costringerebbe la fabbrica a produrre con i soli altoforni 1 e 4 ancora attivi. Minore produzione potrebbe inevitabilmente portare al ricorso di nuova cassa integrazione, oltre che dare ulteriori argomenti ad ArcerloMittal per lasciare l’impianto tarantino.

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