Brexit, visti lunghi solo con un titolo di studio alto. Più difficile lavorare nella ristorazione
Dopo il voto di ieri non c’è alternativa. Londra uscirà dalla Ue il 31 del mese prossimo, come previsto.
Lo farà sulla base delle intese già siglate in passato, che garantiscono i diritti acquisiti dei cittadini europei: per chi già vive e lavora in Gran Bretagna non cambia nulla. L’unico elemento decisivo è registrarsi al ministero dell’Interno sulla base del «settlement scheme». Questa situazione riguarda anche chi arriverà entro il 2020: bisogna scaricare l’apposita app, fare il pre-settled status, una procedura da pochi minuti che tra l’altro il governo Johnson ha già semplificato, eliminando il costo di 65 sterline. Unico vezzo, funziona con Android ma non dall’Iphone.
Chi è in Gran Bretagna da più di cinque anni può avere direttamente la residenza.
I problemi si pongono per chi deve ancora venire. Se chi ha un titolo di studio alto, dalla laurea in su, non dovrebbe aver problemi (per lavori qualificati, ovviamente) per gli altri diventerà praticamente impossibile trasferirsi sulla base di un lavoro umile.
In senso più generale, Londra metterà in atto una politica sull’immigrazione che privilegia i lavoratori qualificati rispetto a quelli non qualificati: questi ultimi (baristi, camerieri, parrucchieri, come lo sono tanti giovani italiani che sbarcano qui) dovranno avere già un contratto in tasca prima di partire e potranno fermarsi solo per breve tempo (probabilmente un anno al massimo), senza poter maturare il diritto alla residenza.
Il personale specializzato, in particolare medici o docenti, potrà ottenere visti di lavoro più lunghi (magari cinque anni) e acquisire la residenza permanente.
Le restrizioni che potrebbero avere ulteriore impatto sull’economia riguardano il turismo: i turisti dovranno munirsi di passaporto e visto elettronico, analogo all’americano Esta e comunicare, quindi quando arrivano e quando se ne vanno.
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