«Continuiamo da dove lui ha dovuto fermarsi»: i giovani che che portano avanti i progetti di Antonio Megalizzi – L’intervista
Un anno fa. Il 14 dicembre 2018 la voce di Antonio Megalizzi, 29 anni si è spenta, in un letto dell’ospedale Hautepierre. Un proiettile lo aveva raggiunto tre giorni prima, nel corso dell’attentato di Strasburgo. A sparare, Chérif Chekatt, sempre 29 anni.
Megalizzi era un giornalista e usava la sua voce per raccontare l’Europa ai più giovani. Lo faceva dalle frequenze di Europhonica, una radio che trasmette nelle frequenze delle università di tutto il vecchio continente.
Nei mesi dopo la sua scomparsa, sono state tante le inziative per ricordarlo. La Camera dei Deputati ha approvato una borsa di studio in sua memoria, e così anche il Consiglio nazionale delle ricerche. È stata aperta una fondazione a suo nome, e diverse università gli hanno dedicato un’aula.
Open ha deciso di ricordare Antonio Megalizzi attraverso uno di questi progetti. Abbiamo intervistasto Tea Mihanović, la giornalista croata che lo scorso ottobre, insieme a Karolína Šimková, ha vinto il premio dell’Unione europea intitolato a Megalizzi e Barto Pedro Orent-Niedzielski, altro giornalista morto nell’attentato di Strasburgo.
Come hai iniziato a fare la giornalista?
«Ho 21 anni, e studio scienze politiche. Ho sempre avuto un interesse per il mondo dei media e così ho comiciato a lavorare sulla politica dell’Unione Europea.
Ho fatto un periodo di studio all’estero, sono stata a Firenze per sei mesi, e ho partecipato a diversi programmi dell’Unione Europea che mi hanno permesso di avere amici in quasi tutti gli Stati membri.
Il mio amore per il giornalismo è nato nei progetti legati all’informazione per i giovani».
Dove lavori adesso, e di cosa ti occupi?
«Sto facendo un tirocinio come studente sul sito web di RTL Croazia. Allo stesso tempo, continuo a partecipare (e a organizzare) diversi progetti dell’Unione Europea per i giovani, motivo per cui ho vinto questo premio».
Perchè hai vinto il premio Megalizzi-Niedzielski?
«La Commissione Europea ha riconosciuto il mio lavoro. La ringrazio molto e ringrazio molto di avermi assegnato un premio dedicato a due giornalisti che considero dei veri eroi» .
Hai incontrato qualcuno dei suoi parenti alla cerimonia di premiazione?
«Il ricordo più prezioso della cerimonia, di cui farò sempre tesoro, è proprio il momento dell’incontro con le famiglie di Antonio e Bartek. Le parole della fidanzata di Megalizzi, Luana, mi rimarranno sempre in mente. Prima ha spiegato quanto Antonio fosse legato alla sua professione, e poi ha detto: “Spero che tu continui a fare giornalismo, e a seguire le orme di Antonio”. È una forte motivazione, e una grande responsabilità».
Cosa ti ha lasciato questo premio?
«Io e la collega Karolina abbiamo vinto una macchina fotografica, così da rendere i nostri reportage ancora più professionali. Ma soprattutto abbiamo acquisito una vera motivazione per il futuro.
Il sacrificio di Megalizzi non è stato vano. Il suo esempio rimarrà un grande stimolo per due ragazze che continueranno da dove lui ha dovuto fermarsi».
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