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Cosa c’è nel decreto scuola e ricerca?

17 Dicembre 2019 - 23:29 Redazione
Il 29 dicembre 2019 il testo del decreto scuola dovrà diventare legge, consentendo agli insegnanti di accedere ai posti di lavoro messi a bando dal Miur

Mancano poco più di dieci giorni al tempo limite – il 29 dicembre – entro cui il decreto scuola dovrà essere convertito in legge. Il provvedimento è già stato approvato dalla Camera e da mercoledì 18 dicembre, dopo le 12, passerà all’esame dell’Aula del Senato. Il governo ha preannunciato l’intenzione di chiedere la fiducia giovedì mattina.

Sanatoria per i precari

L’obiettivo è quello di stabilizzare entro l’anno circa 24 mila docenti precari, con alle spalle almeno tre anni di servizio in cattedra. La platea è stata ampliata: potranno partecipare al concorso straordinario anche i docenti precari che hanno solo due anni di servizio ma stanno svolgendo il terzo. Previsto anche un concorso per l’assunzione di insegnanti di religione (sono passati 15 anni dall’ultimo).

Abilitazione scientifica nazionale

Viene modificata la riforma Gelmini del 2010 e aumenta da 6 a 9 anni la durata dell’abilitazione scientifica nazionale, la procedura di valutazione non comparativa gestita dal Miur. Le università potranno inoltre chiamare docenti già in servizio nella stessa università. Saranno poi dettagliati i requisiti per passare da un assegno di ricerca a un lavoro a tempo indeterminato.

Bonus per gli insegnanti

Inizialmente destinato solo agli insegnanti di ruolo, potranno beneficiarne anche i docenti con contratto a tempo determinato fino alla fina dell’anno scolastico o delle attività didattiche.

Educazione civica

Il testo dispone anche l’introduzione dell’educazione civica, ma non prima del 2020 – e senza personale aggiuntivo «né l’adeguamento dell’organico dell’autonomia alle situazioni di fatto oltre i limiti del contingente previsto».

E la manovra?

Da quando è nato il Governo, il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha chiesto investimenti per tre miliardi di euro per la scuola e le università italiane. Alla fine, con la manovra, di miliardi di euro ne sono arrivati due – 1 miliardo e 977 milioni, per essere precisi – ma soltanto per la scuola.

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