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Lannutti in trincea, non basta Grillo per fargli cambiare idea. Chiama Di Pietro a difenderlo: «Fango su di me. Mio figlio? Solo un impiegato»

17 Dicembre 2019 - 16:43 Redazione
Il candidato del M5S alla presidenza della commissione banche ha incontrato Beppe Grillo a Roma: con lui Antonio Di Pietro

Nel pomeriggio il senatore Elio Lannutti, candidato del M5s alla presidenza della commissione banche, ha incontrato Beppe Grillo a Roma: con lui c’era Antonio Di Pietro. Lannutti, al termine dell’incontro, ha detto che non intende ritirare la sua candidatura alla presidenza della commissione. Elio Lannutti, senatore anti-casta del Movimento 5 Stelle, è stato al centro delle polemiche a gennaio del 2019 per la condivisione di un post antisemita sui Protocolli dei Savi di Sion. «Sono qui con Lannutti che attaccano sul piano personale piuttosto che riflettere sulla necessità di fare al più presto questa commissione sulle banche: hanno paura della sua preparazione professionale della sua storia e di ciò che potrebbe fare alla presidenza di questa commissione» ha detto Antonio Di Pietro.

La difesa di Iannutti

Rispondendo alle critiche di conflitto di interesse per il fatto che il figlio lavora per la Popolare di Bari, Iannutti replica: «Cosa significa che mio figlio lavora in banca? Dov’è il conflitto di interesse? Andate a vedere il conflitto di interesse di coloro che hanno fatto i crack e non di uno che lavora onestamente. Vi dovete vergognare! Di Pietro mi difenda anche da questo!». «Questa si chiama macchina del fango, Alessio è il più giovane giornalista professionista, è stato giornalista parlamentare, si è laureato con 110 e lode, è stato licenziato, gli ho sconsigliato di continuare a fare il giornalista e ha trovato lavoro come impiegato» ha aggiunto a Radio Capital.

«Ci sono due questioni molto delicate che abbiamo affrontato con Beppe Grillo. La prima é la necessità che il Parlamento affronti l’idea di costituire una commissione di inchiesta sulle banche non tanto sul passato ma per evitare che avvengano nuovi casi in futuro. In secondo luogo – continua l’ex magistrato – con Grillo abbiamo parlato della necessità che lui serri le fila nel suo partito. Chi ha la competenza e la preparazione deve poter svolgere il suo lavoro senza ogni volta creare un criminale: io l’ho passato sulla mia pelle e so cosa significa e per questo ho sentito il dovere di assistere questo collega per far uscire la verità». Quanto all’esito del colloquio «se Grillo lo appoggia è giusto che questo ve lo dica lui» ha detto Di Pietro.

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