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Facebook, stretta contro i deepfake: un corso per riconoscere i video falsi

18 Dicembre 2019 - 16:03 Emma Bubola
Un corso online da 45 minuti per i giornalisti di tutto il mondo

L’annuncio è quello di un ambizioso corso online per contrastare la disinformazione. Insegnerà a distinguere le immagini vere da quelle false e i video bufala da quelli originali. L’iniziativa nasce da un’alleanza tra Facebookaccusato di essere uno dei principali vettori di notizie false – e Reuters, che come la maggior parte delle agenzie stampa ha visto il suo lavoro complicarsi dall’entrata in campo dei social come piattaforma di informazione spericolata.

Il corso, della durata di 45 minuti, è concepito per fornire ai giornalisti gli strumenti necessari per riconoscere informazioni fuorvianti. Il materiale sarà disponibile in inglese, spagnolo, arabo e francese e verrà probabilmente tradotto in altre 12 lingue.

Dopo le varie polemiche sull’utilizzo di Facebook come propulsore di bufale, Mark Zuckerberg ha partecipato a varie iniziative per cercare di arginare il problema. Nella fattispecie questa iniziativa fa parte del Facebook Journalism Project, ma a settembre il social network è entrato a far parte anche della Deepfake Detection Challenge, impegnandosi a investire dieci milioni di dollari per operazioni di debunking.

«La collaborazione con Reuters è importante sia per i giornalisti sia per noi, per fermare il fenomeno della disinformazione online», ha detto Julia Bain di Facebook. «Il 90% delle notizie manipolate che vediamo online sono video contraffati, penso sia un punto di partenza importante», ha aggiunto Hazel Baker di Reuters.

Altre esperienze analoghe intraprese da Facebook sono state spesso criticate dai giornalisti che vi hanno partecipato. L’anno scorso alcuni giornalisti che erano stati assunti da Facebook per condurre operazioni di fact-checking si sono lamentati del fatto che l’azienda abbia ignorato i loro suggerimenti e non abbia sfruttato le loro competenze per combattere la disinformazione.

In un’intervista al Guardian i reporter avevano affermato che la collaborazione con Facebook aveva prodotto scarsissimi risultati. «Ci hanno essenzialmente usati per un’operazione di comunicazione», aveva affermato Brooke Binkowski, ex caporedattrice di Snopes, «Non prendono nulla sul serio. Sono interessati alla loro immagine ma chiaramente non gli importa del debunking».

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