La lettera con cui Facebook spiega come registra la vostra posizione. Anche se non ve l’ha chiesto
Impostazioni. App. Permessi. Geolocalizzazione. Disattiva per Facebook. Se avete uno smartphone Android, potete seguire questo percorso per dire alla creatura di Mark Zuckerberg che non volete essere traccciati, almeno non con il vostro Gps.
Emily Birnbaum, reporter di The Hill, ha pubblicato su Twitter la lettera in cui Facebook risponde alle domande dei senatori statunitensi Chris Coons e Josh Hawley sula registrazione della posizione degli utenti.
I metodi utilizzati dal social network di Menlo Park sono tre. Il primo è quello più scontato: ossia registrando i dati degli utenti che hanno attivato il servizio di geolocalizzazione quando hanno scaricato l’app sul loro smartphone. Gli altri due sono più complessi.
Come funzionano i tag di geolocalizzazione e gli indirizzi Ip
Gli altri metodi utilizzati da Facebook vengono definiti dal social stesso rough location, posizioni grezze. Sono un po’ più imprecisi, ma comunque efficaci. Il primo cerca di ricavare la nostra posizione dalle informazioni che pubblichiamo sul profilo.
La nostra biografia, i post con il geo tag o le foto di altri in cui vengono taggati i nostri profili diventano i punti in base a cui viene tracciata la nostra posizione. Il social network ha spiegato che qualsiasi informazione diventa essenziale con questo metodo: anche la posizione registrata su Marketplace, il servizio di e-commerce, o la partecipazione a un evento.
Il secondo metodo riguarda invece l’indirizzo IP, una sorta di targa che identifica il nostro dispositivo quando accediamo alla rete internet. È l’acronimo di Internet Protcol. Nelle informazioni contenute in questa etichetta spesso non si riesce a recuperare una posizione precisa ma piuttosto un’area generica, come la città da cui ci si connette o l’azienda da cui si è fatto l’accesso alla rete.
Che fine fanno le nostre informazioni
La posizione degli utenti viene registrata per due scopi. Prima di tutto serve a rendere più mirata la pubblicità. Una posizione precisa permette di sottoporre a chi utilizza l’app delle pubblicità più mirate. Ad esempio, per quanto a un utente piaccia il cibo giapponese, difficilmente sarebbe interessato a un ristorante che si trova a 300 chilometri di distanza.
In secondo luogo, spiega Facebook, avere una traccia della posizione serve per aumentare il livello di sicurezza. Se un utente fa il login sempre dalla stessa aerea geografica e poi improvvisamente cerca di collegarsi dall’altra parte del mondo, il social può avvisarlo per verificare che sia proprio lui l’autore dell’accesso.
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