Migranti, l’accusa all’Italia: «Strategia dietro respingimenti forzati». Roma denunciata all’Onu
La questione dei respingimenti di massa illegittimi, contrari al diritto internazionale sul soccorso in mare, è stata riaccesa da un rapporto dell’istituto Forensic Oceanography, con sede presso la Goldsmiths University di Londra. L’accusa, all’Italia e all’Europa, è di aver applicato per 13 volte una strategia di salvataggio coinvolgendo volutamente imbarcazioni private così da applicare il controllo delle frontiere.
«Un dispaccio del centro di ricerca e soccorso di Roma delle 19:39 del 7 novembre del 2018 dimostra che a coordinare l’operazione di salvataggio di un gruppo di migranti poi riportati in Libia dal mercantile Nivin battente bandiera panamense fu l’Italia. In 93, segnalati prima da un aereo di Eunavformed, poi dal centralino Alarmphone, furono presi a bordo dal Nivin e, con l’inganno, sbarcati con la forza a Misurata dall’esercito libico dopo essere rimasti per dieci giorni asserragliati sul ponte del mercantile. Picchiati, feriti, rinchiusi di nuovo nei centri di detenzione in un paese in guerra», scrive Repubblica in merito a quanto emerso dal report.
Il soccorso delegato ai privati
Medici senza frontiere ha rintracciato alcuni migranti riportati in Libia utilizzando questa pratica, riuscendo così a ricostruire il modus operandi che sarebbe stato seguito 13 volte. «Una pratica ricorrente di respingimenti – si legge nel report -, una nuova modalità di soccorso delegato ai privati» che sarebbe servito nelle ore in cui le motovedette della guardia costiera libica, come avvenne nel caso del mercantile Nivin del 7 novembre 2018, erano impegnate in altri interventi.
La denuncia
«Impegnandosi in questa pratica – si legge nel documento rilasciato da Forensic Oceanography – l’Italia usa violenza extraterritoriale per contenere i movimenti dei migranti e viola l’obbligo di non respingimento». L’associazione di avvocati, accademici e giornalisti investigativi del Global Legal Action Network ha presentato una denuncia formale contro l’Italia al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite: l’esposto porta il nome di uno dei migranti riportati in uno dei centri di detenzione libici.
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