Intercettazioni, raggiunta l’intesa: il 2 marzo sarà legge. Grasso: «Breve proroga per concordare modifiche»
«Accordo raggiunto sulle intercettazioni». Lo ha annunciato Pietro Grasso al termine del vertice di maggioranza. «Ora – ha specificato – si farà una breve proroga e nel frattempo sull’intesa raggiunta si faranno degli aggiustamenti concordati e ritenuti urgenti» sulla riforma Orlando.
La proroga, ha spiegato ancora il senatore di Leu , andrà nel decreto Milleproroghe ma avrà una durata inferiore ai sei mesi inizialmente previsti: «Sarà molto breve – ha detto Grasso – giusto il tempo di apportare le modifiche concordate».
Il vertice sulla giustizia si è tenuto nel pomeriggio con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il guardasigilli Alfonso Bonafede.
Le dichiarazioni di Bonafede
«C’è stato un accordo di massima per rinviare l’entrata in vigore della legge sulle intercettazioni al 2 marzo – ha annunciato il ministro della Giustizia Bonafede – e per una norma che modifichi il provvedimento. Domani tutte le forze avranno modo di vedere la norma nero su bianco che potrebbe entrare, come decreto, nel Cdm di sabato».
«La legge Orlando sulle intercettazioni sarà modificata in due punti», ha aggiunto. «Il pubblico ministero (e non più la polizia giudiziaria, ndr) torna ad avere la supervisione nella scelta tra intercettazioni rilevanti e non rilevanti; per il difensore ci sarà la possibilità di richiedere una copia solo delle intercettazioni rilevanti. Quelle irrilevanti le potrà ascoltare e se c’è divergenza sulla rilevanza o meno di queste si andrà dal pm».
L’irritazione del Pd sulla proroga
Secondo fonti dell’Agi, nel Partito Democratico c’era già irritazione per la decisione di inserire nel Milleproroghe il rinvio di 6 mesi dell’entrata a regime delle nuove norme previste nella cosiddetta riforma Orlando sulle intercettazioni.
Secondo i dem, l’intenzione del Movimento 5 stelle di frenare la riforma delle intercettazioni rischia di complicare il dialogo tra le parti della maggioranza. Tra l’altro la maggioranza aveva deciso di non inserire il Milleproroghe, presentato dal governo come emendamento alla manovra, nella legge di Bilancio.