Strage di Capaci, «Brusca non si è ravveduto»: la Cassazione motiva il «no» ai domiciliari per il killer
Niente domiciliari per Giovanni Brusca, il killer della strage di Capaci, autore anche dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. A deciderlo è stata la Cassazione, che il 19 dicembre ha depositato le motivazioni della sentenza proclamata lo scorso 7 ottobre.
«La gravità dei reati commessi da Brusca – spiegano i magistrati – e la caratura criminale che ha dimostrato nella sua vita di possedere» portano a considerare «non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento, anche considerata l’incertezza del completamento del suo percorso di pentimento».
I giudici della Cassazioni condividono dunque le conclusioni della sorveglianza della Capitale, rilevando «l’insussistenza della prova di un effettivo compiuto ravvedimento», e che «lo sforzo di Brusca nel manifestare il suo pentimento civile e il suo intento di riconciliazione nei confronti delle famiglie delle vittime e della società tutta vadano approfonditi e verificati nel corso del tempo».
Inoltre, si legge ancora nella sentenza, «a fronte delle indubbie manifestazioni di resipiscenza» di Giovanni Brusca, le «iniziative riparatorie» da lui intraprese non sono «ancora espressione di un suo compiuto ravvedimento», ma che tale percorso «sia attualmente soltanto positivamente avviato».
Nella motivazioni si ricorda il suo «indiscusso spessore criminale»: la «storia criminale di Brusca è senza dubbio unica e senza precedenti – scrivono – con più di cento omicidi commessi, con le modalità più cruente, in alcuni casi senza selezionare le vittime, ma colpendo indifferentemente bambini solo per realizzare vendette trasversali, capi mafia, servitori dello Stato, privati cittadini caduti nell’ambito dell’attività stragista».
Secondo la Cassazione, tra tanti «uomini d’onore» nessuno ha mai realizzato un pari percorso sanguinario, «manifestando inusitata violenza e assoluto spregio per il valore della vita umana».
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